Casal di Principe. Per il ristorante anti-camorra è corsa contro il tempo
Alcuni ragazzi della cooperativa Agropoli
Il tono è perentorio. «Lì dove hanno fallito le pallottole della camorra, stanno per riuscire le istituzioni ». Le pallottole cui fa riferimento Tonino De Rosa, presidente della cooperativa Agropoli, sono quelle che colpirono esattamente sette anni fa il ristorante Nco ('Nuova cucina organizzata': fa il verso alla 'Nuova camorra organizzata' di Raffaele Cutolo), che sorge a Casal di Principe in un bene confiscato alla famigerata cosca dei Casalesi e dà lavoro a ragazzi con disturbi psichici e provenienti dal carcere. Le istituzioni che invece starebbero decretando la fine di un’esperienza unica nel suo genere non sono ben specificate, anche se è noto che la cooperativa a capo della Nco – come le altre che dal 2004 hanno dato vita nel Casertano a un sistema di integrazione unico nel suo genere – non riceve da più di due anni i soldi (più di 200mila euro) del Budget di salute dall’Ambito territoriale sociale C6, che ha come Comune capofila Casaluce.
Quel che è certo è che De Rosa ha ingaggiato da settimane un braccio di ferro con la Regione Campania, a suo avviso l’unico ente in grado di risolvere i problemi del sistema delle cooperative casertane, che affoga sempre più nei debiti. Martedì prossimo – l’ultimo giorno di vita della Nco prima di chiudere definitivamente, stando a quanto dichiarato dai responsabili della struttura – sarà il giorno decisivo. «Quel giorno, o ci sarà la rinascita della Nco o il suo funerale » avverte con lo stesso tono perentorio De Rosa. Proprio il 7, infatti, avrà luogo l’incontro con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che farà seguito a un precedente vertice finito con un nulla di fatto.
Da una parte, la Regione si dice pronta a sbloccare i fondi che deve ancora all’Ambito C6 «per ritardi di questo nella programmazione e vizi di forma nella documentazione presentata». Dall’altra, la cooperativa Agropoli sostiene di non potersi accontentare di un intervento che secondo il suo presidente «prolungherebbe solamente la sua agonia», e chiede di rivedere integralmente il sistema del Budget di salute in Campania, sollevando i Comuni dalle responsabilità che sono state loro affidate nel 2012 dalla giunta di centrodestra guidata da Stefano Caldoro (metà del pagamento dei servizi erogati in ambito sociale è infatti in capo a loro).
Un vero e proprio ultimatum, quello di De Rosa e soci, che ha come perno la richiesta di ricevere lo stesso trattamento che dal 2016 la giunta presieduta da De Luca ha assegnato alle grosse strutture sociosanitarie, cioè anticipazioni di cassa da cui le realtà come la cooperativa Agropoli restano escluse. Oltre alla Nco, rischiano la chiusura altre importanti realtà del Terzo settore casertano, per esempio la cooperativa 'La forza del silenzio', che nell’ex villa del famigerato boss Francesco Schiavone accoglie più di 90 ragazzi autistici. Un intero sistema che ha fatto scuola in Campania e nel Paese – basato su casa, affettività e socialità, lavoro – rischia il tracollo. L’assessore regionale alle Politiche sociali, Lucia Fortini (che ha seguito finora la trattativa con le coop, prima che fosse chiamato in causa direttamente il presidente della Regione), non nasconde la sua «amarezza per i toni adoperati e per il paragone con la camorra». «Resta il fatto – dice l’assessore – che, rivolgendosi a noi, le coop dimostrano di ritenere la Regione l’unico interlocutore affidabile. Sappiamo quanto queste realtà siano virtuose, e faremo di tutto per risolvere i loro problemi. Ma ci vuole tempo: nel frattempo siamo disposti a mettere i soldi necessari alla loro sopravvivenza».