Partite economiche. Ex Ilva e Alitalia, i rebus che il governo deve risolvere in fretta
Il nodo Alitalia è uno dei primi che il governo Draghi dovrà affrontare
Risolvere i principali dossier industriali (che vanno dal siderurgico ai trasporti) e affrontare la questione occupazionale, incluso il nodo da sciogliere sul blocco dei licenziamenti per l’industria in scadenza il 31 marzo.
Sono sfide economiche da far tremare le vene dei polsi quelle che attendono il governo guidato da Mario Draghi e i ministeri più direttamente coinvolti. L’importanza e l’urgenza di alcune delle situazioni da risolvere si sono manifestate già nelle ultime ore, ancor prima che il nuovo esecutivo ottenga la fiducia delle due Camere.
Sabato scorso, nel giorno del giuramento del governo, si è ingarbugliata la vicenda dell’acciaieria di Taranto con la sentenza del Tar di Lecce che ha respinto due ricorsi di ArcelorMittal e di Ilva in amministrazione straordinaria contro l’ordinanza firmata dal sindaco della città pugliese, Rinaldo Melucci, nel febbraio di un anno fa.
L’azienda, che gestisce lo stabilimento siderurgico dal 2018, ha meno di due mesi di tempo per spegnere l’area a caldo del sito. E la risposta di ArcelorMittal non s’è fatta attendere, annunciando che promuoverà immediatamente appello presso il Consiglio di Stato contro la decisione del giudice amministrativo di primo grado.
Alla matassa dell’ex Ilva, che coinvolge circa 20mila famiglie tra lavoratori diretti e indotto, se ne aggiungono altre della stessa portata. Si pensi ad Alitalia.
L’ex compagnia di bandiera desta non poche preoccupazioni: dopo i ripetuti segnali d’allarme che si rincorrono ormai da settimane, il fatto che la cassa di Alitalia in amministrazione straordinaria si stia ormai prosciugando è una realtà, con il rischio di uno stop operativo e del mancato pagamento ai dipendenti degli stipendi di febbraio.
Il commissario Giuseppe Leogrande lo ha già detto chiaramente ai sindacati nelle scorse settimane, ma l’Ue, che deve autorizzare l’ultima tranche dei 350 milioni stanziati dal decreto Ristori, ha chiarito nei giorni scorsi che non è scontato l’ok all’intera tranche dei restanti 77 milioni. L’orientamento sarebbe di concederne solo 50.
Bruxelles ha anche già messo le mani avanti sull’ipotesi di un nuovo prestito statale (dopo gli 1,3 miliardi degli ultimi 3 anni e mezzo) per accompagnare il passaggio alla newco Ita: è molto difficile, hanno chiarito fonti comunitarie, che l’Antitrust Ue accolga una nuova richiesta di aiuti di Stato e, se anche lo facesse, sarebbe per meno dei 200 milioni di cui si parla. Sul dossier aereo si attendono le mosse del nuovo titolare del Mise, Giancarlo Giorgetti, che vigila sull’amministrazione straordinaria.
A livello numerico però il numero di vertenze è diminuito nell’ultimo anno e mezzo. La sottosegretaria Alessandra Todde ha annunciato «che i tavoli di crisi sono passati da 150, numero che ho ereditato a settembre 2019, agli attuali 99, permettendo a migliaia di lavoratori di conservare il proprio posto di lavoro». Si è scesi sotto "quota 100 in pratica". Dei 99 rimasti di competenza del Mise, 64 sono attivi mentre 35 sono quelli di monitoraggio (ovvero situazioni che necessitano di un tavolo permanente a causa delle criticità del settore e che quindi richiedono interventi di carattere strutturale).
Sul fronte del lavoro l’impatto devastante del Covid finora è stato contenuto da misure come il divieto per le aziende di procedere a licenziamenti per motivi economici, sia individuali, sia collettivi. Senza nuove proroghe, lo stop finirebbe il 31 marzo, per cui dal giorno successivo il governo potrebbe dover fronteggiare lo "tsunami" delle risoluzioni del rapporto di lavoro. Uno scenario da un milione di posti persi secondo molti, anche se fare una stima precisa appare complicatissimo.
Sul tema dello stop ai licenziamenti sono intervenuti anche gli industriali, chiedendo al governo di fare dei distinguo. Il vicepresidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, all’incontro con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, spiega che la riforma degli ammortizzatori sociali «è strettamente connessa al blocco dei licenziamenti».
Sul punto si chiede «pragmatismo e un approccio empirico» per Confindustria: «Dove ci sono attività ferme perché il governo decide di fermarle è giusto che ci sia il blocco dei licenziamenti. Ma dove non ci sono condizioni di sospensione per legge, ma riduzione di attività dovute al mercato, dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare per far ripartire il mercato del lavoro».