Con un occhio alla sanatoria ed uno a quelle indispensabili braccia straniere nelle nostre abitazioni, è iniziato il conto alla rovescia per la regolarizzazione, dal primo settembre, di colf e badanti. Ma a meno di un mese dall’apertura degli sportelli, la strada è tutta in salita, soprattutto per le collaboratrici familiari. Tremano però anche i datori di lavoro domestico, tra mille cavilli burocratici e la voglia, tutta italiana, di trovare una scorciatoia più economica per tenerle in casa nella legalità. Il decreto anticrisi tenta di dare una risposta al volto buono dell’immigrazione prevedendo, per l’intero mese di settembre, la possibilità di mettere in regola colf e badanti pagando 500 euro. «Non ci sarà nessun limite di quota per la procedura di emersione del lavoro nero delle badanti – tranquillizza intanto dai microfoni di Radio Anch’io Mario Morcone, capo del dipartimento immigrazione del Viminale – così non si avrà l’angoscia del clik day». Inoltre il reato di clandestinità che entrerà in vigore sabato, continua, non riguarderà le badanti, per questo «non rischiano nulla né lavoratore né datore di lavoro se presenterà la domanda a settembre».Al di là della positività dell’iniziativa, riconosciuta da più parti, però, l’ingranaggio rischia di incepparsi proprio sull’applicazione pratica della legge. I dubbi e le incertezze sono sia delle 300mila donne irregolari in Italia, sia delle 400mila famiglie per cui lavorano. Il problema principale in realtà sono le colf che lavorano in più case; per loro un unico datore di lavoro dovrebbe garantire per il monte ore minimo settimanale ( 20 ore) facendo la domanda di emersione. «Le famiglie preferiscono licenziare invece che mettere in regola – spiega Tatiana Nogailic, presidente dell’associazione donne moldave in Italia – anche se sono state per anni fidate e irreprensibili. E magari prendere collaboratrici comunitarie, soprattutto romene, che non hanno bisogno di permesso di soggiorno». Insomma conviene poco regolarizzare una colf, anzi quello che accadrà, almeno secondo le Acli, è un cambiamento radicale del mercato del lavoro domestico. «Le collaboratrici tenderanno ad essere ancora più ricattabili sotto il profilo economico – spiega Pino Gulia, responsabile immigrazione del Patronato dell’associazione – e saranno sfruttate, privilegiando certamente quelle nazionalità che hanno maggiori possibilità di stare sul territorio italiano». Una guerra tra poveri, insomma. Anche perché regolarizzare, continua, significa pagare non solo l’una tantum a settembre, ma in maniera costante in futuro. Meno problematica invece la situazione della badanti. Per loro, infatti, essendo un aiuto indispensabile per la popolazione che invecchia, il processo di regolarizzazione sarà più agevole anche se, probabilmente, all’interno di una 'soluzione all’italiana'. Per diminuire il costo a carico delle famiglie già nella morsa della crisi, infatti, la tendenza sarà quella di assumere la badante con un orario settimanale inferiore a quello effettivo. Succederà così a Dora, una cinquantenne moldava, da tre anni in Italia irregolarmente, al servizio di un’anziana benestante romana. «Da settembre il mio stipendio sarà di 650 euro, trecento in meno – confessa – ma almeno avrò il permesso di soggiorno e non mi mancherà un piatto di pasta ogni giorno». Altro che corsa alla regolarizzazione per paura delle sanzioni penali, quello a cui forse si assisterà, sarà la corsa al ribasso. La volontà di mettere in regola c’è, assicura Domina, l’Associazione nazionale datori di lavoro domestico, soprattutto per le badanti. «La sanatoria è importante – precisa il segretario Lorenzo Gasparrini – e si vuole certo essere nella legalità, perché a far paura sono i provvedimenti penali previsti». I dubbi dei nostri iscritti, continua, sono sulla trafila burocratica; sulla tempistica delle fasi; sulle conseguenze per gli errori nella procedure di emersione – «tre anni di reclusione e la confisca della casa è troppo» dice – ; su che fine faranno i 500 euro versati qualora la Questura desse esito negativo dopo la verifica dei dati dell’immigrato. «Speriamo che la circolare in materia che uscirà – conclude – dia regole precise». Cerca di far chiarezza infine il vademecum stilato dall’Ordine dei consulenti del lavoro che spiega i requisiti necessari, le procedure e problemi ancora irrisolti. Una sorta di bussola nella tortuosa strada della regolarità.