Attualità

RIFORMA. Pensioni-enti locali, la Lega prepara l’ultimatum

Alessia Guerrieri martedì 23 agosto 2011
Limare gli ultimi dettagli per cambiare la manovra. E, tra le possibili modifiche, si fa strada l’idea di rinunciare al contributo di so­lidarietà, che tante polemiche ha su­scitato, sostituendolo con l’aumento di un punto percentuale dell’Iva per tutte le aliquote. La vigilia dell’arrivo del testo in commissione al Senato ha, per i leader di maggioranza e opposi- zione, lo stesso programma: incon­trare i più stretti collaboratori per ar­rivare oggi all’avvio dell’iter parla­mentare con controproposte condi­vise nei rispettivi partiti e alleanze. La questione sul tavolo, soprattutto nel Pdl e nella Lega, è ancora l’incognita pensioni. I due partiti, difatti, non tro­vano altri punti di contatto di quelli già raggiunti nel decreto del 13 ago­sto. E il clima è ancor più incande­scente dopo la presa di distanza di Ber­lusconi dalle frasi secessionistiche del senatur. Al mattino è la sede di via Bellerio ad animarsi con i colonnelli del Carroc­cio. Due ore a porte chiuse per arriva­re a fissare, senza colpi di scena, i tre punti fermi della Lega: niente ritocchi alle pensioni, meno tagli agli enti lo­cali e maggiore incisività nella lotta al­l’evasione. Non sono quelli che forse la gran parte del governo si aspetta, ma Bossi deve ridare fiducia alla sua base; così, per riconquistare consensi, non intende smuo­versi dai cavalli di battaglia della Lega. È però il ministro Roberto Calderoli, a spiegare la sintesi delle diverse anime del partito. Primo paletto: le norme sulla previdenza «sono idonee e non suscettibili di modifica». Insomma, l’intesa raggiunta tra Bossi e Berlu­sconi ad inizio mese non si tocca, perché «tagliare sulle pensioni significa intervenire sulla povera gente». Ma è appunto il nodo previ­denza a riaccendere i malu­mori con il Pdl. L’irremovibi­lità della Lega, tuttavia, non piace al Pdl. Il ministro Igna­zio La Russa bolla, con diplo­mazia, il no di Bossi alle pen­sioni come una decisione «non producente, ma che va rispetta­ta». Le pensioni sono un intervento «i­neludibile », gli fa eco il responsabile dei senatori Maurizio Gasparri: «Ri­spetto le opinioni della Lega, ma bi­sogna agire». Il secondo punto bossiano non è me­no d’effetto: ridimensionare l’inter­vento sulle autonomie locali. Qui il leader del Carroccio deve contenere la protesta interna degli enti locali, u­na mobilitazione capeggiata dal sin­daco di Verona Flavio Tosi (il quale, at­taccato dal ministro per la Semplifi­cazione, replica con un secco «non servono polemiche interne») e dal go­vernatore piemontese Roberto Cota («la Lega è al lavoro per difendere i pic­coli Comuni», dice dopo aver incon­trato l’Anci). Il tema, comunque, è ca­ro soprattutto a Maroni, e insieme a lui, Calderoli lavorerà ad una bozza che confluirà nel maxi-emendamen­to da presentare la prossima settima­na. Il terzo step leghista, infine, è «una proposta incisiva ed equa per scon­figgere la grande evasione fiscale» e reperire risorse per lo sviluppo del Pae­se. Anche per le opposizioni è giornata di confronto interno per arrivare in com­missione con idee chiare. Ma il mes­saggio che esce dal summit dell’Udc è un invito palese e forte per il premier: Berlusconi si sleghi «dai ricatti» di Bos­si e «troverà voti». Se, dunque, il pre­mier proporrà in Parlamento «misure serie ed equilibrate, troverà anche i voti necessari per approvare il decreto». L’a­pertura di Casini ha come contropartita miglioramenti in manovra a favore delle fa­miglie, del ceto medio e delle fasce più deboli. Anche i democratici oggi arri­veranno a Palazzo Madama con un piano d’azione ben preciso, rifinito ieri fino a tar­do pomeriggio. Una contro­manovra che «servirà come terapia d’urto», dice il segre­tario Bersani sull’evasione fi­scale, sulla pubblica ammini­strazione, sui grandi patri­moni. Da un lato, secondo il Pd che oggi pomeriggio pre­senterà nei dettagli i propri e­mendamenti, serve un «con­tributo di solidarietà per i condona­ti », più che per i tassati. Dall’altro, poi, non ha senso tutta la discussione «cu­riosa » sulle pensioni, che non posso­no essere usate «per tappare il buco del giorno». Calderoli: la previdenza non si tocca, meno tagli a Comuni e Regioni. Bersani incontra i suoi e spiega le correzioni alla manovra che oggi inizia l’iter al Senato