Pensioni. Di Maio: taglio sopra i 5mila euro. Ma il risparmio è di massimo 200 milioni
Il movimento Cinque Stelle rispolvera uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale: le pensioni d'oro. A tirare fuori il tema il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, intenzionato fermamente ad aumentare gli assegni minimi con i risparmi del taglio di quelle d'oro. «Sia chiaro - mette subito le mani avanti - chi si merita pensioni alte per avere versato i giusti contributi ne ha tutto il diritto, ma quest'estate per i nababbi a spese dello Stato sarà diversa». Perché il governo gialloverde tirerà dritto abolendo le pensioni d'oro, «che per legge avranno un tetto di 4.000/5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto». E cambiano le cose in meglio anche per chi prende la pensione minima, perché - continua Di Maio su Facebook - «grazie al miliardo che risparmieremo potremo aumentare le pensioni minime». Ci sono infatti in Italia persone che prendono anche 20mila euro al mese, grazie a «distorsioni del sistema retributivo» che permettono di avere di pensione più di ciò che si è versato. «Uno sfregio a quei tre milioni di italiani che non hanno neppure i soldi per fare la spesa - conclude il vicepremier - perché sono stati abbandonati dalle istituzioni». Luigi Di Maio insiste sulla necessità di un ritorno alla giustizia sociale e sul fatto che la fine delle pensioni porterebbe all'inizio di un'Italia più giusta». Ma non è poi così sicuro che i risparmi annunciati dal ministro del Lavoro - un miliardo di euro - siano proprio confermate dai numeri.
La tipologia di pensioni degli italiani
Scorrendo l'ultimo rapporto dell'Osservatorio sulle pensioni dell'Inps - i dati si riferiscono alle pensioni vigenti ad inizio 2018 - nel nostro Paese il 62% delle pensioni è sotto 750 euro (si arriva all'75% se si tratta di donne), il 24% percepisce un assegno tra i 750 a i 1500 euro, il 21% tra i 1500 ai 3000 euro e il 4% assegni oltre i 3mila euro, tra l'altro leggermente aumentate nel numero tra il 2016 e il 2017 (4.026 in più) . Scendendo più nel dettaglio di questa ultima categoria, l'Inps certifica che le pensioni sopra i 3500 euro nel 2017 sono state 223.572 (ovvero l'1,3% del totale). Di queste gli assegni sopra i 5mila euro - la fascia messa sotto la lente d'ingrandimento da Di Maio - sarebbero circa 30mila, circa lo 0,17% del totale delle pensioni erogate ogni anni dall'Inps. La rideterminazione che ha intenzione di fare il ministro del Lavoro porterebbe ad un risparmio che si aggirerebbe dunque tra i 100 e i 150 milioni di euro (molto lontano dal miliardo di euro), cioè introno al 5% del totale. I quali, tra l'altro, sarebbero più che compensati dall'applicazione della flat tax che su circa 7mila euro netti di pensione implica un minore prelievo mensile di 2300 euro.
Le cifre dei diversi centri di analisi non collimano al centesimo, ma oscillano sulla stessa lunghezza d'onda, molto lontana dall'obiettivo di Di Maio. Una riduzione di tutte le punte superiori al tetto dei 5mila, infatti, potrebbe garantire una minore spesa per circa 210 milioni lordi (115 al netto di 85 milioni di minori imposte), secondo un calcolo fatto da Tabula, la società di ricerca fondata da Stefano Patriarca, tecnico che ha fatto parte del nucleo economico di palazzo Chigi degli ultimi due governi. Con una cifra di questo tipo si può certo alimentare un primo fondo per finanziare gli aumento delle pensioni, basse ma si tratta di capire dove si vuole arrivare. Senza contare poi le maggiori spese che lo Stato dovrebbe sostenere per difendersi dalla valanga di ricorsi alla magistratura da parte di cittadini che si vedrebbero togliere un diritto acquisito.
Le reazioni
«Di Maio dice che dalle pensioni d'oro recupera un miliardo: se gli va bene saranno al massimo 100 milioni. Uno zero in meno. Ma è uno zero che distingue la realtà dalla demagogia», scrive su twitter Tommaso Nannicini (Pd), commentando l'intervento Luigi Di Maio in merito ai possibili ricavavi derivanti da interventi sulle cosiddette "pensioni d'oro". Sempre sul noto social network gli fa eco il segretario reggente dem Maurizio Martina: «Di Maio prende in giro gli italiani, rifaccia i conti. Con la Flat tax i redditi dei pensionati d'oro cresceranno del 30%. A tutti gli altri solo briciole #pensioni #altrochecambiamento».
Non va molto distante da questo concetto nemmeno Forza Italia, con il capogruppo Camera Mariastella Gelmini che in una nota ricorda come «il governo gialloverde sembra più un mercato del pesce che un esecutivo serio con un programma e dei punti chiari da portare avanti. Stavolta a gridare per primo, in cerca di qualche titolo sui giornali, è Luigi Di Maio». Un altro slogan «per alzare i toni e celare l'immobilismo di un governo - prosegue - che parla parla ma che finora non ha prodotto uno straccio di provvedimento».
Ma non è solo la politica a farsi sentire. «È inaccettabile, bisogna fermare questo gioco a chi la spara più grossa per andare sui
giornali. Salvini e Di Maio giocano su temi delicatissimi come quello delle pensioni», tuona il presidente della Cida (Confederazione italiana dirigente ed alte professionalità), Giorgio Ambrogioni, replicando con durezza alla proposta del ministro del Lavoro Luigi Di Maio e annunciando «una pioggia di ricorsi» per tutelare diritti acquisiti se il governo procederà in questa direzione.