Attualità

I GIORNI DELLA CRISI. Pensioni, altolà di Bossi Patrimoniale, no del premier

Eugenio Fatigante mercoledì 10 agosto 2011
Il cantiere del governo è in piena attività. Resta in piedi la stretta sulle pensioni d’anzianità che, dopo il no dei sindacati, registra anche la levata di scudi di Umberto Bossi: «Le pensioni dei lavoratori non si toccano», fa titolare il Senatur a la Padania oggi in edicola. Si torna a parlare poi di un’accelerazione per tassare al 20% le rendite finanziarie, misura che era stata già considerata (ma poi scartata) durante la manovra di luglio. E su tutto aleggia poi l’incubo di un’imposta patrimoniale, non più esclusa dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ma respinta al mittente con decisione da Silvio Berlusconi: «Sono io a pagare il prezzo della crisi e sono io che voglio decidere», avrebbe confidato ai suoi collaboratori.Si lavora sempre forsennatamente a eventuali misure aggiuntive per arrivare al pareggio di bilancio un anno prima, nel 2013. Misure che avrebbero un impatto complessivo aggiuntivo tra i 18-20 miliardi. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, esclude interventi sulla previdenza. Ma per conoscere quali saranno le scelte politiche bisognerà aspettare solo qualche ora. Non si parla più di un Consiglio dei ministri in settimana (forse la prossima), in ogni caso Tremonti sarà domani a riferire davanti alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Camera e Senato. Anche se il suo intervento dovrebbe riguardare soprattutto le riforme costituzionali annunciate: la libertà di impresa (l’art. 41 della Carta) e il pareggio di bilancio in Costituzione.Nel ricco menù, oltre all’anticipo dei tagli ai costi della politica, che però darebbero poche risorse, rispuntano anche l’anticipo dei costi standard per la sanità, nuovi ticket sui ricoveri "inappropriati" in ospedale  e le rendite finanziarie (per ora previste nella delega fiscale), con l’armonizzazione dell’aliquota a livelli europei. Attualmente la tassazione avviene con un’aliquota del 12,5%, tranne che sugli interessi sui depositi di conto corrente e sui titoli di durata inferiore a 18 mesi, sui quali è al 27%: passerebbe al 20%, con un incasso immediato di 1,8 miliardi. Si ipotizza anche l’anticipo di un  anno di alcuni tagli già previsti dalla manovra in materia di sanità. Ma si tratta di misure, spiegano dal ministero della Salute, «che richiederebbero un coinvolgimento delle Regioni a tappe serrate nei prossimi mesi».Resta il capitolo pensioni, a partire dal blocco di quelle di anzianità per 12-18 mesi e dall’anticipo dell’aumento a 65 anni per le donne nel privato. Il ministro Sacconi ridimensiona: «Allo stato non c’è nulla a questo proposito», e aggiunge che «nel breve termine faremo una verifica con le parti sociali». Un’altra delle misure che sarebbero state prese in considerazione è quella dell’allineamento della contribuzione tra i lavoratori dipendenti e i collaboratori: per questi ultimi è al 26% e potrebbe aumentare fino al 33%. Misura non facile da mettere in campo, ma che potrebbe portare in cassa tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro l’anno. Le voci sono fra le più disparate: si parla anche di un ritorno dell’Ici o di un via prematuro dell’Imu, prevista dalla riforma federalista dal 2014. E si accelererebbero pure i tagli ai ministeri (5 miliardi), a Province e Comuni (6 miliardi circa) e appunto alla sanità (altri 5 miliardi). Difficile, invece, che ci siano novità immediate sulla cessione degli immobili pubblici.Un altro fronte riguarda l’evasione fiscale legata alle case: il lavoro è in corso, ma finora semplicemente per attuare l’emersione degli "immobili-fantasma" attribuendo le rendite catastali presunte. Una revisione degli estimi catastali non sarebbe praticabile per fare cassa subito: darebbe effetti solo nel giro di un quinquennio. Si parla, infine, di privatizzazioni, ma si fa notare che non frutterebbero abbastanza con questi corsi del mercato, traducendosi di fatto in una svendita.