«Le pene per i furti in appartamento raddoppiano. Deciso in #cdm. Ora la legge su #cittàsicure». È con un tweet serale, al termine del Consiglio dei ministri, che il ministro dell’Interno Angelino Alfano conferma l’intenzione del governo, anticipata da indiscrezioni pomeridiane, di punire con maggior severità alcuni reati di particolare allarme sociale. Il testo, che potrebbe confluire in un emendamento dell’esecutivo al disegno di legge di riforma del processo penale (attualmente all’esame della commissione Giustizia della Camera) è ancora in fase di bozza. I punti fermi riguardano il furto in abitazione o con strappo (la pena passa da 1-6 a 3-6 anni e in caso di aggravanti aumenta da 3 a 4 anni nel minimo e resta a 10 nel massimo) e la rapina: la pena minima sale da 3 a 4 anni, la massima resta a10 anni, ma può crescere da 5 a 20 anni se sussistono alcune aggravanti (se c’è l’uso di armi; se è commessa in abitazione o su mezzi di trasporto; se la vittima ha appena fruito di servizi in banche, bancomat o uffici postali o è over 65). Ieri sera intanto, a fronte dell’annuncio del suddetto giro di vite, il Cdm ha varato il decreto legislativo per introdurre una nuova causa di non punibilità per «tenuità del fatto»: la norma consentirà al giudice, in caso di reati minori con pena non superiore nel massimo a 5 anni, di procedere all’archiviazione, nei casi in cui (per le modalità della condotta o per la limitatezza del danno) l’offesa arrecata possa essere considerata di limitata rilevanza. Il testo messo a punto dai tecnici del ministero di Giustizia, sotto la supervisione del Guardasigilli Andrea Orlando, recepisce i pareri delle commissioni parlamentari competenti, con diverse limature rispetto all’impianto originario. Viene esplicitata una serie di reati che non potranno accedere alla tenuità. Nell’elenco figurano: l’omicidio colposo e le lesioni personali colpose gravi; i delitti a condotta abituale come lo stalking; i maltrattamenti in famiglia o su animali; ma anche la contraffazione seriale, su sollecitazione di Confindustria. All’emanazione del decreto legislativo è legata la presentazione dell’emendamento del governo sul falso in bilancio (in particolare per le irregolarità contabili di società non quotate), da giorni atteso in commissione Giustizia al Senato e che il ministro Orlando è ora in condizione di poter presentare, dopo averne ultimato e verificato la stesura insieme ai dicasteri economici.