VERSO LE URNE. PdL e Lega, prove d'accordo Ma è stallo per la Lista del Sud
La maggior parte dei nodi sarebbero sciolti e Pdl e Lega sarebbero «prossimi» all’accordo per presentarsi insieme alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Ma, secondo fonti del partito di Silvio Berlusconi, devono essere definiti ancora alcuni dettagli per arrivare a un’intesa certa che segni il ritorno dell’alleanza dopo la spaccatura originata dalla nascita del governo tecnico. I contatti tra i due partiti sono «continui», si riferisce. Berlusconi dovrebbe fare rientro ad Arcore stasera e non è escluso che, nella giornata di domani, possa vedere Maroni, anche se ufficialmente nessun incontro è stato fissato al momento.
Al vaglio dei dirigenti pidiellini la proposta leghista di mantenere il 75% delle tasse in Lombardia. Si tratta di una proposta che solleva più di una perplessità in casa Pdl, con lo stesso Angelino Alfano e i governatori del Sud, come Stefano Caldoro, che nutrono diversi dubbi in proposito. Già giovedì Paolo Romani e Luigi Casero ne hanno discusso con i vertici leghisti e si sono presi 48 ore di tempo per esaminare il progetto "lumbard". Una risposta, dunque, è attesa dai leghisti per oggi. E comunque, viene spiegato, difficilmente ci sarà un annuncio prima del Consiglio federale del Carroccio, convocato da Maroni per martedì 8. Quanto alla candidatura a premier di Berlusconi è stato lo stesso Cavaliere a fare un passo indietro, come richiesto dal Carroccio. E l’ipotesi che prevarrebbe è la formula di non indicare alcun candidato premier. Perderebbe, invece, terreno l’idea di candidare Giulio Tremonti alla premiership. «Nessuno nel Pdl lo sceglierebbe», taglia corto un dirigente del partito.
Il Pdl, quindi, sarebbe pronto, in cambio del ritorno dell’alleanza a livello nazionale, ad appoggiare la corsa di Roberto Maroni in Lombardia. L’intesa servirebbe non solo a "strappare" il Senato al Pd e renderlo ingovernabile, ma anche a rompere lo stallo sulla Lista del Sud, guidata da Gianfranco Miccichè, che comunque potrà contare sull’appoggio, anche se indiretto, dei governatori delle regioni meridionali - che ieri hanno avuto una nuova riunione al partito con Alfano.
Ma intanto il leader, Silvio Berlusconi, continua a suonare la carica, fiducioso di poter tornare ad avere la maggioranza. All’esecutivo Monti l’ex premier rimprovera di aver portato a «un aumento della criminalità» a causa delle «politiche di austerity». Il Cavaliere cita i dati del ministero dell’Interno su furti, scippi e truffe puntando il dito contro «il cinismo dei tecnici che dicevano di voler salvare l’Italia e invece la impoverivano con le tasse mentre la criminalità aumentava e gli arresti sono diminuiti». Non solo. «Tra i primi provvedimenti ci sarà l’aggiustamento del mercato del lavoro» perché la riforma Fornero «ispirata dalla Cgil e dalla sinistra ha penalizzato l’occupazione giovanile», con l’aumento del tasso di disoccupazione al 36%. Infine, la <+corsivo>par condicio<+tondo> che per l’ex premier è «una truffa», visto che «dà ai piccoli e anche ai piccolissimi partiti lo stesso spazio dei grandi». Anche questa «la modificheremo», promette. Intanto cominciano a spuntare nomi per le liste. Parecchi gli ex calciatori del Milan, come Gattuso e Albertini, oggi alla Figc. Secondo le ultime indiscrezioni, il Cavaliere starebbe pensando di candidare lo stilista Cesare Paciotti alla Camera nelle Marche. In Piemonte sarebbe pronta a correre Daniela Santanchè, mentre due ex ministri, Anna Maria Bernini e Michela Vittoria Brambilla correrebbero la prima per la Camera in Emilia Romagna, mentre la seconda punterebbe al Senato.