Il duro documento politico del Pdl contro i pm di Milano, rilasciato dall’ufficio di presidenza dell’altro ieri, rappresenta, nelle intenzione del premier e dei colonnelli, il contenitore di una serie di iniziative parlamentari dal doppio respiro: affrontare la contingenza (i guai giudiziari del Cavaliere) e disegnare un nuovo rapporto tra i poteri tale da "liberare" la politica e l’esecutivo dai magistrati. Il passaggio dalla teoria alla pratica è immediato, ed assume addiritutta la portata di una riforma globale della seconda parte della Costituzione. A fianco alle iniziative a breve termine sull’incompatibilità dei pm ambrosiani, sul processo breve e sulle intercettazioni, cammineranno in parallelo la modifica all’articolo 68 della Costituzione sull’immunità parlamentare, la riforma del Csm (ovvero lo sdoppiamento dell’organismo) e il ritorno automatico alle urne in caso di sfiducia al governo (per "normare" quanto Berlusconi sostiene da tempo, ovvero che da quando è sceso in campo lui non sono più ammesse alchimie di palazzo). A cui si aggiungono la riduzione del numero dei parlamentari, l’istituzione della figura di "capo dell’opposizione", corsie preferenziali per i ddl governativi, competenze Stato-regione.A guidare la cordata degli oltre cento pidiellini firmatari della "rivoluzione" è Peppino Calderisi, che però specifica: «Quanto propongo non si applica al governo in carica». Il proposito più discusso - il Pd, con Franceschini, già insorge - è quello di modificare l’articolo 68 della Carta rispetto alla riforma che venne fatta nel ’93 sull’onda di Tangentopoli. La base è il testo bipartisan presentato al Senato oltre un anno fa da Luigi Compagna (Pdl) e Franca Chiaromonte (Pd), ma con alcune novità. Come quella secondo la quale l’autorità giudiziaria dovrà avvertire la Camera di appartenenza prima di sottoporre a procedimento penale un membro del Parlamento. Entro 90 giorni dalla richiesta dei pm (nel corso dei quali ogni atto giudiziario dovrà essere sospeso) la Camera dovrà decidere se disporre o meno la sospensione del procedimento per la durata dell’intero mandato. E per blindare la "democrazia dell’alternanza", inoltre, si costituzionalizza la prassi per cui in caso di sfiducia il presidente del Consiglio presenti le dimissioni entro 7 giorni, richiedendo al Capo dello Stato di indire le elezioni anticipate.È invece il deputato Manlio Contento a riprendere tra le mani il dossier del doppio Csm, anche in questo caso con riferimenti a testi e riflessioni bipartisan. Ribadito il principio dell’autonomia della magistratura, si propone di articolare l’organo di autogoverno delle toghe in due sezioni interne: la prima competente sui giudici, la seconda sui pm. Il Csm, si legge nel testo, resterà unico, con alla guida sempre il capo dello Stato. I vice presidenti, però, saranno due. Inoltre, si propone che sui procedimenti disciplinari decidano commissioni formate, a maggioranza, dai componenti laici. Il provvedimento, inoltre, aprirebbe le porte alla responsabilità civile dei magistrati, considerata sempre più «necessaria» sia da Alfano sia da Berlusconi.
ECCO I QUATTRO OBIETTIVI Immunità. Dieci disegni di legge alla Camera, sette al Senato. Dal ’93, quando fu riformata, il ripristino dell’articolo 68 è sempre nella mente dei parlamentari. E l’anno scorso a palazzo Madama furono la Pd Chiaromonte (senza il placet del partito) e il Pdl Compagna a presentare il ddl costitu-zionale da cui ora si riparte.
Doppio Csm. A Montecitorio giace una proposta di legge costituzionale, firmatario Manlio Contento, che modifica gli articoli 104, 105, 106, 107 e 110 della Carta e istituisce due ordini all’interno del Csm, uno per i giudici e l’altro per i pm. È in sede referente nella commissione Affari costituzionali.
Premier. Sulla questione i politologi si spaccano. Berlusconi ha introdotto di fatto un filo diretto tra elettori e premier? In caso di crisi, si possono formare, come nella prima Repubblica, nuovi esecutivi diversi da quelli usciti dalle urne? La "riforma" Pdl rompe gli indugi: senza fiducia si va dritti al voto.
Magistrati. Il premier minaccia di fare causa allo Stato perché «non c’è la responsabilità civile dei giudici». Negli archivi di Montecitorio c’è un testo della Lega, con firma anche di Matteo Brigandì, componente laico del Csm accusato di aver passato il dossier-Boccassini al "Giornale".