Attualità

Riarmo. Tutte le tensioni del Pd. E Schlein ora attacca: serve un chiarimento politico

Massimo Chiari venerdì 14 marzo 2025
La segretaria del Pd Schlein

La segretaria del Pd Schlein

La spaccatura in Europa nel voto sul riarmo ha lasciato addosso al Pd più di un ematoma. La segretaria Elly Schlein ha risposto alle richieste di confronto e congresso scegliendo di rilanciare: «Serve un chiarimento politico. Le forme e i modi li valuteremo». Come a dire: non sono io che dovrò dare spiegazioni, ma gli altri. Cioè, chi ha condiviso la scelta degli eurodeputati - come Stefano Bonaccini e Pina Picierno - che a Strasburgo non hanno seguito le indicazioni ufficiali del Nazareno. Il dibattito europeo ha allargato le distanze anche dal M5s. Almeno sulla carta, la bocciatura di Elly Schlein al riarmo aveva riavvicinato le posizioni delle due forze. Ma la scelta della segretaria di puntare sull'astensione, seguita dalla "diserzione" di metà dell'eurogruppo che ha votato "sì", ha permesso al presidente del M5s Giuseppe Conte di riaffilare le armi. «Abbiamo visto un Pd che si è diviso in Ue - ha detto - un partito in forte difficoltà. L'astensione è la cosa più incomprensibile. Di fronte a una von der Leyen che spreca 800 miliardi in armi, senza una difesa comune, tu cosa fai? Dici non mi pronuncio?". Prima di fare i conti con i possibili alleati, Schlein deve badare alla tenuta del partito».

Il prossimo passaggio è in programma martedì al Senato, quando ci sarà da presentare e da votare una risoluzione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni alla vigilia del consiglio europeo. E quindi, quando il partito potrebbe essere di nuovo chiamato a esprimersi sul riarmo dell'Ue, col rischio di una riproposizione della spaccatura di Strasburgo. Schlein ha ribadito la posizione: «Quando vediamo piani di investimenti sull'autonomia strategica dobbiamo parlare anche di difesa comune, che per noi è una cosa ben diversa dal riarmo dei singoli 27 Stati membri». Il coordinatore dei riformisti Pd, l'area più critica con la segretaria, non dispera di evitare una rottura bis: «Ci sarà un momento di confronto nei gruppi parlamentari. Lo dico da capogruppo in commissione prima che da membro della segreteria. Ho dato ampia disponibilità a trovare dei punti di condivisione». Più di un parlamentare ha chiesto a Schlein di promuovere un confronto nel partito sulla politica estera. E già è tornata a circolare la parola congresso. Che, viene tirata in ballo da esponenti delle fazioni sia contro sia pro Schlein. I primi a mo' di minaccia latente di una resa dei conti, i secondi nella convinzione che da una nuova consultazione Schlein uscirebbe di nuovo vincente, e quindi rafforzata.

L'impressione è che anche al Nazareno pensino a una forma di confronto. «La segretaria e il partito decideranno come affrontare la discussione, stabiliranno quale sarà lo strumento più idoneo», ha detto al Manifesto il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia. «Io non penso che serva un congresso», ha detto Alfieri. «La scelta dell'astensione è incomprensibile - ha attaccato il deputato Pd Piero Fassino - È una mezza strada, né carne né pesce. Il Pd ha bisogno di un confronto tematico, ma non serve un congresso generale». Il deputato Gianni Cuperlo ha difeso la posizione in Ue, ma è tornato a chiedere un «confronto aperto e capace di coinvolgere tutto il partito. Sarà la segretaria a proporne tempi, forme e modi». Il tema del voto in Europa è entrato anche nel dibattito sulla deputata Avs Elisabetta Piccolotti, compagna del segretario di Si Nicola Fratoianni, finita nel mirino per essere proprietaria di una Tesla, l'auto di Elon Musk. «Guarda caso - ha scritto il capogruppo al Senato di Avs Peppe De Cristofaro - questo avviene proprio mentre Avs in Europa vota contro il piano di riarmo voluto dalla Von der Leyen. E proprio mentre, in Italia, monta una polemica frontale contro Elly Schlein, attaccata dalla destra del suo partito e dai soliti noti della carta stampata».
Piccolotti ha replicato durante un'intervista a Un giorno da pecora: «L'accusa di essere una fighetta, del fighettismo di sinistra, non mi sembra proprio completamente adeguata alla mia storia, il posto da dove vengo, alle mie relazioni sociali».