I dem. Pd, alta tensione sulla questione morale. Schlein sceglie la linea anti-correnti
La leader del Pd, Elly Schlein, sul palco di Bari con il candidato sindaco Vito Leccese
Svanisce nel giro di poche ore la sensazione di compattezza nel Pd, regalata dalla risposta a tono della sua segretaria alle insinuazioni del leader di M5s, Giuseppe Conte, dopo il ritiro dalle primarie a Bari. «Schlein cambi il Pd come aveva promesso prima che il Pd cambi lei», è stata l’ultima provocazione del presidente pentastellato. Ed Elly Schlein replica in una intensa chiacchierata con la Repubblica, in cui restituisce un’immagine ben diversa, che infastidisce non poco correnti e parlamentari dem, che da quelle parole si vedono disegnati come una bad company.
Sembra che «il più pulito abbia... la gogna», ridono amari deputati e senatori, commentando la segretaria, che lancia la sfida a correnti e “capibastone”: sarà lei, avverte Schlein - a formare le liste delle Europee. E a imporre un codice etico. «Un nuovo codice etico», ribattono nel Pd, dove si fa notare che i democratici hanno sempre risposto a regole di trasparenza e che le mele marce sono un’eccezione, non certo esclusiva di un solo partito. «In questo modo Elly dà ragione a Conte ancora una volta», è il mal di pancia ricorrente, mentre dalla Campania arriva il nuovo codice anticorruzione messo a punto dal commissario Antonio Misiani, che verrà esteso dal Nazareno a tutto il territorio nazionale, dopo l’apertura delle indagini di Bari e Torino. Ma non è la «massima intransigenza contro illegalità e condizionamenti», confermata da Piero De Luca, a preoccupare i dem. L’importante, per il coordinatore dell’area che fa capo a Bonaccini, è «evitare di delegittimare i dirigenti e gli amministratori perbene» nonché «evitare di farci fare l’esame del sangue dal M5s».
Sale piuttosto il timore che Schlein voglia in questo modo smarcarsi per poter procedere alla formazione delle liste senza consultarsi con il partito. Ovvero, con la minoranza e con le correnti che l’hanno sostenuta.
La sua missione è sempre stata quella di cambiare il partito. E a questo intende perseguire la segretaria, secondo quanto confermato nell’intervista. Ma le grandi novità sulla composizione della squadra da candidare a Strasburgo non avevano convinto buona parte del Pd. L’idea di mettere capolista esterni per aprire alla società civile, però, piace molto a Schlein, che deve comunque trovare uno spazio per essere in lista e garantire la regola dell’alternanza. Tante variabili, insomma, ma su cui la segretaria pare non transigere, anche a scapito del gruppo uscente, che sente di meritare spazi adeguati.
Allora, tocca a Stefano Bonaccini mettere un freno, o almeno provarci: «Quando Elly Schlein dice che non devono essere le correnti del Pd a fare le liste per le elezioni europee, io non posso non essere d’accordo», dice per arrivare al punto in modo soft. «In ogni caso», il presidente dem ritiene «importante che decidiamo insieme, proprio per la pluralità di cui il Pd ha bisogno». Serve un confronto, ragiona, anche prima della Direzione della prossima settimana che dovrebbe varare le liste.
Non ci gira intorno Pina Picierno: «Tutto serve, tranne che usare la questione morale come una clava per dire “ok, ora comando io”» e «questo attribuire l’origine di ogni male alle correnti mi pare un po’ uno scaricabarile noioso». Lo stesso Gianni Cuperlo preferisce tornare sull’obiettivo vero, vale a dire M5s, da cui, dice, non vuole «lezioni di moralità».
La richiesta che arriva allora alla segretaria è quella di lavorare per vincere la partita, con un mix in lista composto da capilista di peso (lei stessa e Bonaccini), nomi forti in grado di captare consensi esterni e uscenti meritevoli.