Si ragiona su un nome forte. Le ipotesi mettono una contro l’altra le correnti, armate di tutto punto. Ma la posta in gioco è troppo alta, a rischio c’è il futuro del Pd, il partito del premier, e, indirettamente, lo stesso governo. I Democratici continuano a rinviare la decisione, che sarà ufficializzata sabato dall’assemblea, ma neppure il coordinamento di ieri – che avrebbe dovuto trovare quel nome condiviso per evitare la conta – è riuscito a sciogliere il nodo. Così per quarantott’ore la palla passa a una sorta di
task force, formata dai vicepresidenti dell’assemblea Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, dai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza, con il coordinatore dei segretari regionali Enzo Amendola e David Sassoli, capo delegazione al Parlamento europeo.Si tratterà, spiega Paolo Gentiloni, di trovare un segretario che garantisca il percorso congressuale che si svolgerà nei tempi previsti dallo statuto, ovvero ad ottobre». Pier Luigi Bersani – che pure si sta adoperando per stemperare gli animi –ha ufficializzato ieri che non intende restare in campo, sia pure per un tempo limitato. Restano dunque in piedi le ipotesi di Roberto Speranza, Anna Finocchiaro e Vannino Chiti, sebbene resista anche quella di Gianni Cuperlo, che ieri ha dato la propria disponibilità nel "caminetto" del partito. Ma sull’ex delfino di D’Alema pende il veto di Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze dice di non voler «porre problemi» sulle soluzioni in vista, ma ieri si è visto a Roma con il segretario uscente, con il quale ha condiviso il percorso, che dovrebbe portare al congresso a ottobre, secondo la scadenza naturale. Di fatto, il primo cittadino del capoluogo toscano non si tira indietro. Piuttosto si defila in questa fase delicata dell’esecutivo Letta, nella quale non chiede neppure la presidenza dell’Anci, puntando invece a un riferimento nel partito, come potrebbe essere il responsabile dell’organizzazione (per il quale sembra prevalere l’identikit di Luca Lotti, suo ex capo della segreteria a Firenze).E allora il coordinamento serve solo a stemperare il clima, che nel primo pomeriggio si era fatto incandescente, tanto da far chiedere l’anticipo del congresso a luglio se non addirittura a giugno. Per Bersani l’importante era trovare il metodo in vista dell’assemblea. Ma l’importante è che quello di ottobre sia «un congresso vero, con una discussione vera».E sarà sempre l’assemblea di dopodomani a stabilire come avviare quella revisione dello Statuto che dovrebbe scindere le figure di segretario e candidato premier, e – di conseguenza – il metodo per la scelta di entrambi. Il leader del partito, quindi, non dovrebbe più essere eletto con le primarie, che resterebbero in piedi solo per il candidato a Palazzo Chigi.Nulla invece dovrebbe impedire al leader che sarà incoronato sabato di chiedere la riconferma in autunno. «Il segretario deve essere autorevole perché deve dare la linea di un partito che incide sull’attività di governo evitando il vuoto di questi giorni», secondo Beppe Fioroni. E proprio nella stessa ottica, Goffredo Bettini non molla su due nomi in grado di garantire unità: Sergio Chiamparino o Piero Fassino.