Egitto. Altri 45 giorni di detenzione preventiva per lo studente Patrick Zaki
"La detenzione preventiva per Patrick Zaki è stata rinnovata di altri 45 giorni": lo ha confermato Hoda Nasrallah, l'avvocata dello studente egiziano dell'Università di Bologna che domenica 7 febbraio avrà trascorso un anno in carcere senza processo perché accusato di propaganda sovversiva.
L'udienza si è svolta lunedì primo febbraio al Cairo, in Egitto, ma la decisione è stata trasmessa alla sua legale solo oggi.
Subito dopo la conclusione della sessione per l'eventuale rinnovo del carcere cautelare, sulla stampa egiziana aveva iniziato a circolare la notizia della conferma degli ulteriori 45 giorni, indiscrezione che poi si è rivelata corretta.
La Procura generale ha confermato la volontà di applicare la draconiana legge egiziana che consente fino a due anni di custodia cautelare: "i motivi della sua incarcerazione permangono sempre" e "le indagini proseguono ancora".
Malgrado tutto ciò, la Farnesina ha voluto comunque ricordare che, grazie a un'iniziativa italiana il caso giudiziario di Patrick Zaki è "l'unico che viene costantemente monitorato da un gruppo di Paesi stranieri" (il primo febbraio, oltre a un diplomatico italiano, erano presenti rappresentanti di Danimarca e Usa, ndr).
Inoltre, negli ultimi giorni il ministero degli Esteri, attraverso l'ambasciata italiana al Cairo, ha continuato a "sensibilizzare" le autorità egiziane "al fine di favorire la pronta scarcerazione" dello studente 29enne.
Chi è Patrick Zaki
Patrick George Zaki, 27 anni, ricercatore egiziano per i diritti umani, è studente del programma Gemma all’università di Bologna. Il suo master in studi di genere e delle donne (Gemma), coordinato dall’università di Granada, è finanziato dal programma Erasmus Mundus dell’Unione europea. Zaki è stato arrestato il 7 febbraio 2020 al suo arrivo in Egitto per una breve visita alla sua famiglia.
Il sito indipendente egiziano Mada Masr - come riporta Internazionale - ha parlato a Samuel Thabet, uno degli avvocati di Zaki. Thabet ha spiegato che “Zaki è stato portato nell’ufficio dell’Agenzia della sicurezza nazionale all’interno dell’aeroporto, dove è stato bendato e trattenuto per 17 ore. È stato quindi trasferito in una sede della sicurezza nazionale della sua città di origine, Mansura, a circa 120 chilometri dal Cairo, dove è stato picchiato, spogliato e sottoposto a scosse elettriche sulla schiena e sulla pancia. È stato anche abusato verbalmente e minacciato di stupro”.
Nel commissariato di Mansura è stato interrogato in presenza del suo avvocato. Thabet spiega che gli agenti avevano degli screenshot della sua pagina Facebook e tentavano di accusarlo di aver pubblicato notizie false, incitato alla protesta, fatto appello al rovesciamento dello stato, di gestire un account sui social network che mira a “minacciare l’ordine sociale e la sicurezza e a incitare alla violenza e ad atti terroristici”. È stato anche interrogato a lungo sul suo lavoro sui diritti umani e sullo scopo della sua permanenza in Italia.
Le voci di protesta per Patrick Zaki
A un anno esatto dalla formalizzazione dell'arresto in Egitto del ricercatore e attivista Zaki, attraverso un evento corale, "Voci per Patrick" organizzato nella giornata delll'8 febbraio, si protesta e si reclama per la sua immediata scarcerazione.
L'evento in streaming, promosso da Amnesty International, Mei (Meeting delle etichette indipendenti) e Voci per la libertà, si svolge dalle 12 alle 24 e rappresenta una grande mobilitazione musicale e di protesta. Sarà trasmesso su Facebook e YouTube su vari canali messi a disposizione da molteplici partner tra cui ci sono l'Università di Bologna, dove Patrick frequentava il master Gemma, il Comune di Bologna, Free Patrick Zaki, la Fondazione Lelio Luttazzi, il Movimento Napoli Capitale, la Scuola di Musica Popolare di Donna Olimpia di Roma.
Le performance musicali degli artisti si alterneranno con interventi degli organizzatori, di giornalisti, attori, istituzioni e amici di Patrick.
"Crediamo che Patrick Zaki sia un prigioniero di coscienza - spiegano gli organizzatori - detenuto esclusivamente per il suo lavoro per i diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Dedichiamo questa iniziativa a tutti i prigionieri di coscienza che sono stati rapiti, torturati, scomparsi e detenuti illegalmente. E a tutte quelle giovani donne e uomini che viaggiano per il mondo per studiare, ricercare, condividere e costruire una società migliore".