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"Risposta a Saviano sul caso Catania". L'obiezione non è una piaga: è testimonianza di vita

Maurizio Patriciello sabato 22 ottobre 2016

​Nessuno è condannato a prendere per forza la parola.  A volte un silenzio pensoso   responsabile vale più di  mille parole. Ci sono questioni spinose che  fanno male al cuore.  Scegliere tra il bene e il male non è difficile. Chi direbbe di non desiderare il bene? Scegliere però tra due beni è più complicato. Occorre  prudenza e discernimento. È allora che il cuore si lacera. È allora che il dubbio ti prende. Le persone adulte, mature, oneste, scevre da ideologie   non hanno difficoltà ad ammettere che l’ aborto è e  rimane una piaga aperta.  “Grazie a Dio” direi. 

Certo, perché vuol dire che ancora conserviamo un pizzico di ragione e di cuore. Ancora ci chiediamo chi è quell’esserino che stiamo gettando via.  Per quanto tentiamo di esorcizzarlo,  l’aborto  fa male. Nessuno – ma proprio nessuno – potrà  scientificamente affermare il feto non sia vita umana.  Nessuno  potrà smentire la verità che la vita prende vita dal primo istante nel grembo della mamma. Nessuno può dire che dopo un aborto tutto torna come prima.

Tutti  abbiamo iniziato a esistere nove mesi prima di venire alla luce. Nel  dibattito  sull’ aborto  gli adulti farebbero bene a interrogare i futuri che ancora non hanno la  capacità  di esprimersi.  E non c’è dubbio – basti  osservare  una qualsiasi ecografia  praticata durante un aborto – che il bambino vuole vivere. Infatti  si muove, si dimena, si difende prima di  essere strappato via. Il bambino  vuole  nascere. Come sono nato io. Come sei  nato  tu.  Il diritto alla vita confligge, però, con il diritto della donna ad autodeterminarsi.

In questo momento non discuto la  legge 194.  Che le donne  possano abortire  legalmente in Italia è un fatto. Ma anche per  le più convinte del diritto ad abortire,  l’ aborto non è una passeggiata.  Non è una  vittoria.  Rimane una ferita aperta  che occorre risanare. È e rimane un dramma. Non saranno  certamente le parole a convincere del  contrario.  Lasciarsi strappare dal proprio grembo un essere umano non è facile per nessuno. Grazie a Dio ogni uomo porta in sé  una  fiammella di pietà  e di buon senso che non si spengono mai. 

Le donne che hanno abortito lo sanno. Conosco donne che “festeggiano” ogni anno  il compleanno del figlio che non nacque.  Ho conosciuto donne che  sul letto di morte continuavano a chiedere perdono a quel figlio non nato. Roberto Saviano scrive  che "L'obiezione di coscienza, imposta ai ginecologi più che liberamente scelta, in un Paese dove i padiglioni degli ospedali pubblici e laici sono intitolati a santi, è una piaga che rende la 194 la più tradita delle leggi”. Che strano! Pur di affondare la lama nella piaga l’autore di Gomorra si lancia contro un altro inalienabile diritto che pure dovrebbe stargli  a cuore: l’obiezione di coscienza. Nessuno può costringere nessuno a prendere parte alla soppressione di un essere umano.  La coscienza viene prima della legge.  Ecco ancora una volta due diritti che confliggono.

Ecco la necessità di riflettere seriamente senza rimanere schiavi della propria ideologia. Credo che l’ obiettore dia fastidio perché con la sua testimonianza continua ad affermare che quel feto che si vuole liminare è vita. Sono i regimi totalitari che non sopportano la voce dell’opposizione e fanno di tutto per eliminarla. Sono i dittatori – sempre odiosi e insopportabili –  che mettono a tacere i dissidenti.  

Ma  Saviano non ama le dittature. Al contrario, vorrebbe una democrazia più libera e democratica. Tocchiamo con mano quanto sia difficile resistere alla tentazione di imporre la propria volontà, la propria visione della vita.  Anche a costo di  prendere un abbaglio. Acenna poi  ai  padiglioni degli ospedali dedicati ai santi. Ancora una volta il giovane  scrittore sembra dimenticare che tanti ospedali  erano  antichi conventi. E nei conventi vivevano i monaci, le suore, i frati.  Persone  consacrate che curavano i fratelli e le sorelle infermi per amore di Dio.  Era del tutto naturale che i conventi fossero dedicati ai santi, modelli della loro vita.

La storia è storia. Tentare di cancellarla non conviene.  Siamo nani sule spalle dei giganti. La tabula rasa non ha mai reso un buon servizio all’ umanità. Tutte le volte che è stata realizzata  è stata una sciagura. Meravigla non poco la scarsa  attenzione di Saviano per quelle donne  che volentieri metterebbero al mondo un figlio se solo avessero la possibilità di allevarlo. Lui afferma che la 194 è la più tradita delle leggi.

Ha ragione da vendere. Infatti  la prima parte della legge, quella  per prevenire un  aborto, per aiutare una donna a rivedere la propria decisione viene osservata poco o niente. Ma  Saviano su questo tace. Conclude : «Sappiate, però, che mai legge fu più necessaria di questa perché le conseguenze del sesso, per la donna, non costituissero l'ennesima tortura». Ci siamo. Saviano ammette di ritenere l’ aborto una sorta di  contraccettivo. “Conseguenze del sesso”  e mette fine alla  discussione. 

Per il bambino non nato nemmeno una parola. Semplicemente non esiste. Un piccolo essere umano considerato solo una noiosa  “conseguenza del sesso”. Siamo lontani mille miglia dalla visione cristiana  della vita.  La stessa donna  che  dice di considerare  viene pateticamente bistrattata.  Occorre insistere sull’ educazione alla sessualità. A una sessualità responsabile  e matura che non abbia come conseguenze l’ eliminazione di un bambino  dal grembo della mamma.