Faida di Scampia. Arrestati gli assassini di Gelsomina, vittima innocente della camorra
Scampia lotta ancora per ottenere la legalità e una vita migliore senza la camorra
Furono ore spaventose. Gelsomina, Mina per parenti e amici, era terrorizzata. Quella gente non scherzava. Li conosceva fin da bambina, anche se con loro e loro scelte scellerate non aveva mai voluto aver nulla a che fare.
Nascere e crescere in certi ambienti ti segna. Puoi finire all’interno di una “stesa”, come la povera Annalisa Durante, uccisa per errore, a 14 anni, a Forcella.
Puoi essere testimone involontario di un fatto di sangue, il che mette a repentaglio la tua vita.
Puoi innamorarti, come accadde a Gelsomina di Gennaro, un giovane appartenente al clan dei Di Lauro prima e a quello degli scissionisti poi. Un traditore. Un uomo da niente, da punire in modo eclatante.
La prima faida di Secondigliano nacque così. Un potentissimo e ricchissimo clan camorristico si spacca. I vecchi amici diventano spietati nemici. Tutti sanno tutto di tutto. Il re è nudo. Molti detenuti, soprattutto tra i più giovani, prevedendo lunghi anni di galera, “cantano”. Collaborano. Si pentono.
I pentiti sono pericolosi, vanno fermati. Fanno i nomi dei complici in libertà, gettano luce sui vecchi delitti rimasti irrisolti, alleanze, eccetera.
Quando il “regno” dei Di lauro si spacca, scoppia la guerra. Una guerra spietata, che si combatte per le strade, sotto i nostri occhi, davanti ai nostri bambini. La prima, spaventosa, guerra di Scampia.
La gente si difende come può. Un solo ordine viene impartito in casa dai genitori ai figli: « Zitti! Dovete stare zitti!» Omertà? No, paura allo stato puro.
Mina è una ragazza buona, onesta, piena di vita. Lavora, fa volontariato. Interrompe il fidanzamento con Gennaro, quando capisce che non riescirà a redimerlo. Un giorno, un suo vecchio amico la invita a salire in macchina. Si conoscono, si fida. Di certo non pensa di essere caduta nella trappola e che finirà uccisa.
L’amico infame la cede ai suoi amici. Persone spietate che debbono obbedire al capo, portare a termine una missione. Pur volendo, non possono lasciarsi intenerire, cedere alla pietà. Vogliono che Gelsomina riveli loro il luogo dove si nasconde il suo ex ragazzo. Lei non lo sa. Prova a farglielo capire, tenta di convincerli, piange, si dispera. Niente da fare.
Viene torturata. Trema. Ha paura. Ma non cede, non può cedere, lei davvero ignora dove si nasconde Gennaro. Continua a tacere. Gli aguzzini perdono la pazienza. Viene brutalmente uccisa con due colpi alla nuca, il suo corpo dato alle fiamme insieme alla sua vecchia auto.
Fine di una vita.
Inizio di un calvario per i genitori, il fratello, gli amici. Bocche cucite. La gente prende le distanze. È pericoloso esporsi. I Di Lauro – padre, 10 figli maschi, più un esercito di appartenenti alla cosca – vivono e si nascondono nello stesso quartiere. Nelle famiglie malavitose è in atto un vero e proprio dramma: negli anni si sono intrecciate attraverso matrimoni, amicizie, convivenze. Adesso si ritrovano “l’un contro l’altro armato”.
Famiglia lacerate. Un inferno.
Sono passati 19 anni da quel 21 novembre 2004. Finalmente gli esecutori di quello orribile scempio sono stati assicurati alla giustizia. Non ci interessa riportare i loro nomi. Vogliamo solo che facciate spazio nei vostri cuori a Gelsomina Verde, vittima innocente della maledetta camorra napoletana. Aveva 22 anni e nessuna colpa.