Attualità

La frana a San Felice a Cancello. Agnese e Giuseppe, due vite ingoiate dal fango

Maurizio Patriciello giovedì 29 agosto 2024

L'Apecar travolta dalla frana a San Felice a Cancello

Come tutti noi, avevano accolto la notizia con un senso di sollievo. Finalmente, piove. Un po' di refrigerio per le persone e per la campagna. Già, la campagna, l’amica fedele di ogni contadino, che tutto ti regala se solo saprai metterti in ascolto. Le nostre campagne, oggi tanto umiliate e bistrattate. Cibo sano, cibo genuino, chilometro zero, aria pura, sapori antichi. Non c’è persona al mondo che non lo desideri. Di tutte le ricchezze, bramate o possedute, quelle indispensabili sono davvero poche. Senza l’aria, vivere è impossibile. Eppure di quanti peccati di omissioni ci macchiamo nei confronti di questo indispensabile dono di Dio.

San Felice a Cancello confina con Acerra, la città della quale tantissime volte abbiamo scritto anche su “Avvenire”. Acerra confina con Caivano. Siamo nel cuore della Terra dei fuochi. Ebbene, dopo tanti anni di proteste, proposte, inviti, cortei, convegni, articoli, libri, processioni, ancora una volta questi mesi estivi sono stati devastati dai maledetti roghi tossici. Ancora una volta colonne di fumo nero si sono levate dappertutto. Caldo, afa, povertà, puzzo di bruciato, rabbia, diossine. Cancro. Morte. Il suolo. I territori vanno messi in sicurezza. Non viene fatto. Accade che – come per le Vele di Scampia – non succede niente per un anno, due, tre. E la preoccupazione lentamente va scemando, lascia spazio ad altro. Ci sono tante emergenze da affrontare. Tutto vero. Queste cose però andavano fatte senza distogliere lo sguardo dalle altre. Accade, come sempre, che i piccoli centri, le periferie, le campagne, passano in secondo piano nelle varie agende politiche. Il ponte sullo stretto di Messina? Perché no? Si faccia, se si può fare. Ma prima del ponte, di cui da sempre abbiamo fatto a meno, viene da mettere in sicurezza il territorio. Tutto il territorio nazionale. Prima delle comodità e degli affari, vengono le vite delle persone. Sono le nostre mamme, i nostri figli, il nostro passato, il nostro futuro.

A San Felice a Cancello, dopo il nubifragio, si cercano due dispersi, Giuseppe, 42 anni e la sua anziana mamma, Agnese. Erano in campagna a raccogliere noci, con il loro Apecar. Sono stati trascinati dal fango, dopo una manciata di minuti di pioggia. Fatalità? Disgrazia? Destino? Lo speriamo. A quanto pare, però, il problema del dissesto idrogeologico di quella zona – sul quale diverse volte, gli amministratori locali avevano attirato l’attenzione - non è stato affrontato con le dovute urgenze. Perché? Perché siamo fatti così.

Perché anche di fronte alle tragedie, al dolore, alla morte ci dividiamo in innocentisti e colpevolisti, gente di destra o di sinistra, italiani del nord o del sud. Non funziona così. Non deve funzionare così. La vita di ogni essere umano viene – deve venire - prima di qualsiasi disegno politico o partitico; di ogni interesse economico o ideologico. La natura ha le sue leggi che gli uomini ben conoscono e che hanno il dovere di rispettare.

La campagna ha le sue esigenze davanti alle quali i contadini si inchinano pur di darci da mangiare. Da soli, però, non ce la possono fare. Così come andiamo alla ricerca dei buoni frutti della terra ottenuti con il sudore della loro fronte, dobbiamo essere attenti anche alla loro sicurezza.

Qualche giorno fa, parlando di questa sciagura, una persona ebbe a dire: “Dio si vendica”. Fu redarguito. Tacque. Queste cosacce, Dio non le fa. E nemmeno sorella terra è avvezza a queste miserie. Tante tragedie – soprattutto quelle dopo un acquazzone estivo – possono essere previste, studiate, monitorate. E se non possiamo evitarle del tutto, possiamo, almeno, impedire loro di ingoiare vite umane. Ho sempre amato le prime piogge dopo l’arsura estiva. Da tempo, però, ho rinunciato al diritto di godere all’apparire delle prime nubi minacciose, sapendo che, poche ore dopo, quasi certamente, arriverà la straziante notizia che qualcuno ci ha rimesso la vita. Una preghiera per Agnese e Giuseppe.