ROGHI TOSSICI. Don Patriciello scrive al Prefetto: istituzioni siano più vicine ai cittadini sfiduciati
«In mezzo a tanti problemi, mentre nei nostri paesi tanta gente scoraggiata non crede più a niente e a nessuno, mentre la camorra ancora ci fa sentire il suo fiato puzzolente sul collo, mentre i roghi tossici continuano a bruciare come se niente fosse, il signor Prefetto di Napoli mette alla berlina un prete perché anziché dire "signora prefetto" ha detto semplicemente "signora"»; è la conclusione della lettera che don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, ha inviato al prefetto di Napoli Andrea De Martino poche ore dopo l'audizione di mercoledì scorso in prefettura a Napoli aveva rimproverato aspramente il sacerdote. Una vicenda che è stata filmata da un partecipante alla riunione, e che ha fatto rapidamente il giro del web. Nella lettera don Patriciello ammette di essere "mortificato" di fronte alla parole di De Martino, "gridate senza motivo". "Se a me, prete di periferia, è concesso ignorare che chiamare semplicemente “signora”, la signora Prefetto di Caserta fosse un’ offesa tanto grave, non penso che fosse concesso a lei, arrogarsi il diritto di umiliare un cittadino italiano colpevole di niente, presente in prefettura come volontario per dare il suo contributo alla lotta contro lo scempio dei rifiuti industriali interrati e bruciati nelle nostre campagne", continua il sacerdote nella sua lettera. Oltrettutto la "signora Prefetto di Caserta" non era per nulla sentita offesa."Se una cosa mi addolora è constatare che tante volte è proprio la miopia delle istituzioni, lapigrizia di tanti amministratori, il cattivo esempio di tanti politici che fanno man bassa di denaro pubblico a incrementare la sfiducia in tanti cittadini"."Io alla mortificazioni sono avvezzo - scrive don Maurizio -. Spendo la mia vita di prete nella terra del Clan dei Casalesi. La mia diocesi, Aversa, è quella di Don Peppino Diana. Quante mortificazioni, signor Prefetto. Quante intimidazioni. Quanti soprusi. Quante minacce da parte dei nemici dello Stato o di semplici delinquenti. Ma io dei camorristi non ho paura. Lo so, potrebbero uccidermi e forse lo faranno. Io l’ho messo in conto dal primo momento che sono stato ordinato prete".Poi si rivolge direttamente al Prefetto: "Ha voluto mortificare il prete o il volontario impegnato sul dramma dei roghi tossici? Ha voluto insegnarmi l’educazione – a 57 anni! – o mettermi a tacere perché già immaginava ciò avrei denunciato? Le nostre campagne languono, signor Prefetto. I giovani sono scoraggiati. I tumori sono aumentati a dismisura. La gente muore. Le amministrazioni locali non riescono a tutelare il loro territorio e la salute dei loro cittadini. E sarebbe proprio a costoro che viene ricordato il dovere di farlo. È una serpe che si morde la coda. Siamo prigionieri in questo “ Triangolo della morte”, in questa “ Terra dei veleni” dalla quale desideriamo uscire quanto prima, pur sapendo che per tanti di noi i danni alla salute sono ormai irreparabili.Ci ripensi adesso".