Passa la linea dell’Udc, sulle liste alla Camera (non più una sola) e la scelta fa una "vittima" illustre. Il ministro Corrado Passera non si candiderà.«Oggi non nasce un partito personale ma una speranza per gli italiani: adesso tutti al lavoro!». Può sancire la sua esultanza Pier Ferdinando Casini, su Twitter. E nell’essenzialità dello strumento rivela con quale argomento l’Udc è riuscita a vincere una battaglia nella quale a un certo punto sembrava sola. La necessità, cioè, di non dare vita a un nuovo partito personale. «Sarebbe un errore da non ripetere», ha detto Casini nell’incontro riuscendo a convincere il Professore . Il quale in conferenza stampa si è incaricato di portare alla luce con chiarezza il tema, e le diverse posizioni. «Anche per la Camera mi è stata offerta la disponibilità a una lista unica, ma proprio perché rifiuto il personalismo in politica, è più opportuno e significativo avere una lista dell’Udc per esempio, accanto a una "civica" delle associazioni», ha spiegato. Dagli altri, fra ferma convinzione e disponibilità, era venuta una sostanziale convergenza sull’idea di lista unica. Più titubante solo il ministro Andrea Riccardi, anche perché nuove forze sociali ed esponenti dell’associazionismo, all’idea di stare in lista insieme a politici consumati, potrebbero avere qualche resistenza in più. A quel punto è stato Monti a chiudere il dibattito, sancendo che solo al Senato sarebbe passata la lista unitaria dell’«Agenda per l’Italia», mentre alla Camera, ha convenuto, il pluralismo poteva effettivamente diventare una risorsa, anche per spersonalizzare il progetto. «Non voglio però - ha chiarito Monti - che si pensi a questa nostra iniziativa come a una nuova Dc e nemmeno come a un centro riformista. L’unità deve esserci su un progetto e sulla continuità della nostra esperienza di governo». E ha rivelato a quel punto di voler incaricare Enrico Bondi di valutare con attenzione le singole candidature, sia sul profilo morale e penale, sia sotto il profilo di eventuali conflitti di interesse. Casini non aveva da obiettare su questo. A quel punto né da Andrea Romano e Carlo Calenda di Italia Futura, né da Linda Lanzillotta, né da Mario Mauro, né da Benedetto della Vedova di Fli venivano ulteriori difficoltà ad assecondare la scelta di Monti. Ma il colpo di scena veniva da Corrado Passera: «Prendo atto di questa scelta – diceva – ma avendo espresso con chiarezza la mia propensione per la lista unica dell’agenda Monti, se prevale una scelta diversa, coerentemente, decido di non candidarmi». Una scelta che il premier sceglierà di non rivelare, forse sperando ancora in un ripensamento del ministro dello Sviluppo.