Attualità

Unioni civili. Lepri: «Partita aperta, il ddl Cirinnà cambierà ancora»

Arturo Celletti venerdì 9 ottobre 2015
«Si è giocato un primo tempo, ma c’è il secondo più importante: ora tocca all’Aula di Palazzo Madama e la partita sulle unioni civili è tutt’altro che chiusa». Stefano Lepri riflette a voce alta sul ddl Cirinnà. Sui passi avanti fatti e sugli errori a cui bisogna porre rimedio. «Questo tempo della commissione è stato sprecato e ora il confronto vero è stato rinviato all’Aula», dice il vicepresidente dei senatori Pd, confessando un rammarico che presto lascia spazio alla fiducia: «C’è spazio per approfondire, per cambiare. Per intervenire su non poche cose. Il testo due è migliore del testo uno, ma ancora non può bastare». Autorevoli giuristi continuano a parlare di 'simil matrimonio'... Ho letto e rispetto quelle posizioni, ma io la penso diversamente: non è un simil matrimonio, è un istituto distinto. Rispetto al testo uno ci sono differenze nette e ci sono cambiamenti che, fino ad ora, non sono stati capiti fino in fondo. Ne cito uno. Ora le parti avranno la possibilità di sottoscrivere dei patti di convivenza per disciplinare la gestione dei loro beni e dei loro redditi. Nel matrimonio questo non è possibile. Lei però parlava anche di errori da correggere La stepchild adoption - tradotto dall’inglese l’adozione del figliastro - non ci convince e Cirinnà mente quando parla di posizione unitaria nel Pd. Sui primi articoli va riconosciuto uno sforzo di approfondimento, ma sulle adozioni siamo sempre stati chiari: anche per molti senatori democratici è un tema dirimente e non rinunceremo al dibattito. Andremo in Aula e vedremo le posizioni e i numeri. Sulle adozioni, poi, Area popolare non molla. Si può fare una battaglia accontentandosi di alzare le bandiere, ma anche lasciando che siano gli argomenti ad imporsi e che l’obiettivo sia una sintesi alta. Alzare le bandiere finora è servito a poco; per fortuna c’è un altro tempo da giocare. Lo strappo con Alfano è evitabile? Per tutte le riforme, anche per quelle che possono avere maggioranze più larghe, bisognerebbe partire dal perimetro della maggioranza. La sfida è allora trovare, prima, una convergenza con i nostri alleati di governo. È uno sforzo da fare perché senza la loro disponibilità finirà che si andrà avanti trovando altre maggioranze capaci di condurre in porto il provvedimento. Quante possibilità ci sono che il testo 2 venga corretto? Dobbiamo fare un passaggio dentro il Pd perché ci sono temi che non siamo riusciti ad affrontare con la serenità, l’attenzione e l’approfondimento che meritavano. Ci sarà questo passaggio? C’è la disponibilità dell’ufficio di presidenza ad affrontare con tutto il tempo che serve le questioni rimaste aperte. E non sono poche. Ci sarà allora, prima del passaggio in Aula, una riunione ad hoc del nostro gruppo al Senato. Un confronto largo per capire quali emendamenti, quali modifiche, quali correzioni. Così il 13 ottobre il testo non comincerà a essere discusso. La decisione è dell’ufficio di presidenza, ma mi pare complicato che si cominci a discutere, e ovviamente a votare, questo testo prima della legge di stabilità. Ci vuole anche il tempo per disporre gli emendamenti. Torniamo al nodo adozioni: quale soluzione immaginate? La strada è l’affidamento. In una unione civile omosessuale dove una delle due parti ha un bambino, l’altro può diventare genitore affidatario. Il bambino non avrà sulla sua carta di identità mamma uno e mamma due o papà uno e papà due. Ma - un po’ come succedeva una volta - avrà nella sua vita una madrina o un padrino capaci di essere quel papà o quella mamma che non ci sono più. Con però molto di più: il pubblico riconoscimento da parte del tribunale e della società di una piena funzione genitoriale. Il ddl Cirinnà sarà davvero solo per gli omosessuali? Questo è un altro punto vero e sul quale si sono tutti un po’ distratti. Il titolo uno della legge riguarda le unioni civili per persone dello stesso sesso, ma c’è un titolo due che riguarda le convivenze di fatto. Il rischio è di instaurare un nuovo istituto giuridico per eterosessuali che nasconde insidie che non vanno sottovalutate. Sta dicendo che una coppia potrebbe essere tentata di abbandonare la strada 'difficile' del matrimonio? Esattamente questo. Diritti e doveri più leggeri da quelli previsti dal matrimonio, e quasi scelti alla carta come in un menù del ristorante, potrebbero spingere verso la strada più 'facile'. Io e i miei colleghi non siamo né bigotti né integralisti, ma la società si fonda sui legami e il primo legame forte è quello della famiglia. È un discorso laico: non possiamo rischiare un matrimonio di serie B che diventi calamita per chi non si vuole impegnare sul serio. Che farete allora? Il legislatore ha davanti due sfide: da una parte anticipare o prendere atto dei cambiamenti della società, ma dall’altro fare anche in modo che una legge non incentivi comportamenti e scelte che favoriscono instabilità e precarietà. Abbiamo due strade per cambiare: l’opzione uno è stralciare la norma, l’alternativa è prevedere contratti tipo definiti dal governo sui diversi diritti e doveri che possano dare un rilievo pubblico ad accordi che devono restare tra privati ma che potranno essere decisivi per tutelare la parte debole nelle convivenze di fatto. Discuteremo ancora. Spero con la consapevolezza che è un dovere superare posizioni predeterminate e arrivare al cuore dei problemi. Qui è in gioco la vita delle persone, delle famiglie e soprattutto dei bambini.