Attualità

TERREMOTO IN EMILIA. Parrocchie riferimento per 16mila sfollati

Paolo Lambruschi venerdì 8 giugno 2012
Sedicimila sono gli sfollati accolti nei campi di accoglienza emiliani e mantovani. Ma la Caritas ricorda che oltre 100mila persone, per paura o per non allontanarsi troppo dalle proprie case danneggiate, si sono arrangiate in queste settimane dormendo in auto, camper e roulotte, allestendo microinsediamenti spontanei di tende, raggiungendo parenti o conoscenti in località lontane dalle zone terremotate. E sono soprattutto le parrocchie il riferimento per queste persone allo stremo. È il quadro dell’emergenza infinita nell’Emilia che non smette di tremare, tratteggiato in una nota diramata ieri dalla Caritas Italiana alle Caritas diocesane, 24 ore dopo la riunione tenutasi mercoledì a Ravenna per definire le strategie di aiuto e in vista della Colletta di domenica prossima nelle chiese indetta dalla Cei.Immediata, ricorda l’organismo pastorale della Chiesa italiana, è stata l’attivazione della rete Caritas, con in prima fila le diocesi colpite con il sostegno del delegato regionale delle Caritas dell’Emilia Romagna, Gian Marco Marzocchini e la pronta mobilitazione di quelle delle altre regioni colpite (Lombardia e Triveneto). Il direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu dal primo giorno si è recato più volte nelle zone colpite per manifestare vicinanza e solidarietà. Anche il presidente, il vescovo di Lodi, Giuseppe Merisi, ha visitato martedì scorso Moglia e Gonzaga nel mantovano e Carpi nel modenese come ulteriore segno di concreta vicinanza.La Cei ha partecipato alle sofferenze della popolazione mettendo a disposizione tre milioni di euro provenienti dai fondi dell’otto per mille. Caritas Italiana, oltre a mettere a disposizione 100mila euro per i primi interventi, ha collaborato con la delegazione regionale Caritas dell’Emilia Romagna allestendo un centro a Finale Emilia per organizzare risposte mirate. La Caritas, in attesa che la terra smetta di tremare, sta monitorando in questa fase la situazione e i bisogni delle parrocchie coinvolte, favorendo azioni di incontro, relazione e ascolto e distribuendo generi alimentari, indumenti, letti, coperte, tende, prodotti igienico-sanitari e pannolini. È prematuro determinare le azioni di medio periodo, ma pare certo che si sceglierà il metodo dei gemellaggi tra diocesi e si costruiranno i centri comunità dove il sisma ha distrutto o reso inagibili le parrocchie.