Dopo il voto Pd. Castagnetti: «Parliamo all'intelligenza del Paese»
«Ho votato Martina, è stato un segno di riconoscenza per il lavoro generoso che ha svolto. Ma non ho dubbio alcuno sul fatto che Nicola Zingaretti sarà all’altezza delle aspettative». Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi, poi uno dei 'padri' e del Pd e tra i primi, nel 2013, a lasciare la politica attiva per fare spazio alle nuove generazioni, guarda con prudente fiducia alla fase che si è appena aperta. «Il Pd ha bisogno di una rigenerazione. Nel 2007 eravamo in un’altra era geologica. Non c’era Trump, non c’erano i sovranisti, non si erano dispiegati gli effetti della globalizzazione e della rivoluzione digitale. Mi auguro – è il pensiero che Castagnetti rivolge al nuovo segretario – che Nicola metta in campo una squadra di qualità e sappia mobilitare l’intelligenza del Paese, lasciando il Pd un passo indietro rispetto a molte realtà che in questi anni si sono auto-organizzate e che, pur non disponendo di mezzi per attrarre il consenso, sanno immaginare il futuro del Paese. L’apertura deve essere vera, sincera. Occorre lasciare spazi senza invidie».
Aprirsi a chi, presidente?
Ai giovani. E in particolare, a tanti giovani che stanno lavorando nei Paesi Ue e che sono portatori di una visione totalmente innovativa. Penso al movimento giovanile paneuropeo Volt, penso a un’esperienza più italiana, Viale Europa di Michele Gerace.
Il timore, invece, è che Zingaretti si 'chiuda' a sinistra, anche rispetto alla storia dei cattolico-democratici...
I cattolici, com’è giusto che sia, sono stati in tutte e tre i campi. Con Zingaretti c’era Area dem di Franceschini, c’era Gentiloni, Silvia Costa, Patrizia Toia. È vero che Zingaretti, nell’immaginario collettivo, lascia ipotizzare uno spostamento a sinistra. Allo stesso tempo Nicola sa che riunire la sinistra non basta per vincere perché la sinistra non raccoglie le sensibilità maggioritarie né in Italia né in Europa: dovrà essere credibile a tutto campo.
Anche con chi ha una storia diversa dalla sua?
I cattolici avranno un ruolo ancora più significativo. Il problema del Pd è ritrovare un gancio con la società civile. Questa società civile si struttura quasi unicamente nel mondo cattolico. E le istanze di solidarietà, accoglienza, giustizia sociale, etica pubblica e senso democratico che stanno trovando nuova voce nel Paese - si pensi alla manifestazione di Milano e alla stessa partecipazione alle primarie - trovano nel mondo cattolico un plus, un’avanguardia, un pilastro. Nicola faccia del Pd un filo che ricuce con coloro che, in questi anni senza riferimenti, ci hanno messo la faccia.
Il primo tema è quello delle alleanze.
È chiaro che oggi le aggregazioni sono indispensabili ma sarà difficile costituirle senza un progetto e senza sapere dove si vuole andare. Alle prossime elezioni di maggio il Pd si deve presentare come il partito europeista, occupare senza indugi lo spazio tipico di chi crede nel progetto comunitario e porta proposte precise, concrete, per cambiare le cose che non vanno.
Così si rischia di essere bersagliati dalla macchina di Salvini, no?
Non bisogna rincorrere Salvini nel suo campo. Tra non molto anche il leader della Lega pagherà il prezzo di alcuni eccessi. Sinora si è alimentata la paura dello straniero. Ma nelle famiglie italiane comincia a crescere la preoccupazione per una società incattivita e aggressiva che mette in pericolo i propri figli. Queste famiglie, tante, iniziano a individuare nell’attuale governo la responsabilità di un clima invivibile. Il Pd sappia intercettare e veicolare questa sana preoccupazione.
Da M5s arrivano richieste di dialogo...
Quando un partito più piccolo si allea a uno più grosso, di solito quello più piccolo subisce. Prima ti dai un’identità e poi, da una posizione chiara, puoi aprirti alle alleanze.
È un discorso che vale a livello nazionale. Ma le Europee sono imminenti.
Probabilmente le due famiglie tradizionali, Ppe e Pse, non saranno sufficienti per formare una maggioranza. Occorrerà allargare da un lato ai liberali di Alde, dall’altro ai Verdi. E quindi a mio avviso ben vengano in Italia liste che vogliano entrare in queste due famiglie e che abbiano possibilità di superare il 4 per cento.