Attualità

Dopo la sentenza in Cassazione. Scuole paritarie e Ici, «nessun obbligo di pagare»

Gianni Santamaria lunedì 27 luglio 2015
Parlamentari e società civile chiedono chiarezza normativa sulla questione dell’esenzione per l’Ici/Imu degli enti non profit. Questione tornata di attualità dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha disposto per due scuole livornesi il pagamento al Comune dell’arretrato dell’imposta immobiliare. Chiarezza che dovrà scaturire dal tavolo di confronto promesso dal governo, per il quale sono iniziati i contatti con il modo del non profit da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti.Sul fronte giuridico, la Cassazione ieri è intervenuta con una nota per precisare i contorni della sentenza. E per definire le polemiche che ne sono seguite, come un «fuor d’opera». Il pronunciamento della Corte, rileva il primo presidente Giorgio Santacroce, sarebbe in linea con l’orientamento interpretativo della legge in materia. Il giudice, poi, ricorda come sia in corso una indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti ecclesiastici. Infine, che la sentenza non obbliga le scuole paritarie a pagare l’Imu (e nel caso specifico non si tratta di una sentenza definitiva, ma di annullamento con rinvio al giudice competente). E che l’onere di provare il carattere non commerciale dell’attività spetti al contribuente, in questo caso gli istituti.Una precisazione, quella della non estensione generalizzata del pagamento, accolta da Gianluigi Gigli (Per l’Italia), che però invita a rifarsi ai costi standard (già individuati dal governo). Così si potrebbero evitare i «contenziosi lunghi ed estenuanti» che deriverebbero alle scuole dal dover provare di non essere attività lucrative. Sollecita un’interpretazione autentica sul concetto di attività commerciale anche il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti (Sc), il quale sottolinea come la soluzione non riguardi solo gli enti ecclesiastici. M5S, invece, vede all’opera un «partito delle paritarie» che non si scalda e indigna allo stesso modo per le condizioni difficili in cui versa la scuola statale. M5S «straparla» – rintuzza Edoardo Patriarca (Pd) – «doveva essere un partito innovativo, si dimostra statalista e conservatore».Un esperto del Terzo settore come l’economista Stefano Zamagni, già presidente dell’Autorità in materia (oggi non più esistente) avverte: «Siamo di fronte a uno scontro che mette in contrapposizione la legge Berlinguer con l’articolo 29 della Costituzione. O si interviene sulla Carta o la situazione non troverà mai una composizione». E, visto che tanto si parla di Europa, Zamagni ricorda che in molti Paesi, ad esempio la laicissima Francia, le paritarie sono finanziate dallo Stato: «Facciamo la figura dei più antiquati di tutti». Contro la parte della nota della Cassazione che invoca la procedura d’infrazione europea si scaglia il governatore del Veneto Luca Zaia: «Smettiamola di fare i primi della classe applicando in modo miope le più oscene direttive Ue». E dopo gli interventi a sostegno delle paritarie in difficoltà promessi dalla Regione Lombardia, si muove anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, che – afferma – garantirà le risorse necessarie alla continuità lavorativa di quelle del suo territorio.Anche il legale delle scuole livornesi al centro della polemica chiede la formulazione di una «norma chiara». In attesa di sviluppi, non cessa il grido d’allarme che arriva dal mondo cattolico. L’agenzia Sir, in un intervento del direttore Domenico Delle Foglie, parla di «spallata alla libertà di educazione». Mentre l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, in una nota, evoca l’ingiustizia verso le famiglie meno abbienti. La Fism (Federazione italiana delle scuola materne), infine, chiede al tavolo di confronto governativo di non fermarsi ai principi, ma di prevedere «adeguati finanziamenti» per arrivare a un pieno regime di parità.