Centrodestra . Parisi in campo, ma l'investitura non c'è
Stefano Parisi dopo aver perso sul filo la corsa per il sindaco di Milano prova a vincere quella per la guida del centrodestra. Il vertice convocato ad Arcore, però, dopo tre ore di discussione, «non gli ha assegnato le chiavi di casa» sintetizza alla fine uno dei colonnelli presenti nella residenza di Berlusconi. Non c’è un’investitura vera per l’ex direttore generale di Confindustria e il comunicato finale si limita a parlare di «apertura al contributo» di altri, «a cominciare dai protagonisti delle recenti elezioni amministrative come Stefano Parisi».
Una frenata dettata dalla freddezza con cui è stata accolta l’ipotesi da parte di molti colonnelli, alcuni dei quali - come Giovanni Toti - hanno sempre espresso il loro no al 'papa straniero' ritenendo vada valorizzato invece l’apporto di chi può vantare una lunga militanza e coltiva in proprio qualche ambizione. Il documento finale risente quindi della diplomazia che Berlusconi ha dovuto esercitare con gran parte dello stato maggiore, senza esercitare forzature e senza mortificare i Brunetta, i Gasparri, i Romani, che fanno pesare la fedeltà esercitata anche nei momenti più difficili, a fronte delle tante diserzioni susseguitesi nel tempo. E a ben vedere, la vera novità scaturita dall’incontro di ieri - altro che successione - è proprio il ritorno in grande stile del vecchio leader, dopo le traversie giudiziarie e poi sanitarie, non del tutto superate.
Ma è ancora il suo l’unico nome spendibile, nel comunicato finale, per accreditare l’unità del partito: «Berlusconi ha posto con forza la necessità di rilanciare l’azione politica di Forza Italia, per riannodare i fili del dialogo con quel popolo di centro destra che continua ad essere maggioranza nel Paese», sottolinea il documento. Tuttavia da ieri Parisi, sia pur in un ruolo ancora tutto da definire, è in campo. E per capire che tipo di centrodestra potrebbe essere quello a sua guida, basta esaminare i posizionamenti registrati ieri in contemporanea alla riunione di Arcore, dove in molti hanno fatto pesare l’apertura a Renzi in una recente intervista di Parisi, sulla quale anche Berlusconi si è mostrato perplesso. E, proprio mentre nella villa di Berlusconi si parlava di lui, il candidato milanese del centrodestra lasciava Roma alla volta di Taormina, ospite del Ncd e della scuola di formazione 'Costruiamo il futuro' di Maurizio Lupi. A confermare così plasticamente la linea moderata che assumerebbe un centrodestra affidato alla sua guida. Ma c’è anche chi ipotizza per lui un ruolo solo organizzativo, da federatore, senza assumere la guida in prima persona, che resterebbe affidata ancora a Berlusconi. «Non rubo il posto a nessuno - stempera Parisi - sono a disposizione».
Angelino Alfano dal canto suo prosegue nel suo progetto centrista-moderato, che non chiude a Forza Italia e vede proprio in Parisi il possibile mediatore. Certo, lo schema seguito a Milano nella competizione per Palazzo Marino non escluderebbe la Lega, ma il ruolo di Salvini e della destra ne uscirebbe molto ridimensionato. Matteo Salvini non ci sta: «Speriamo mangino bene e che chiarisca la posizione del Milan, che è quella che mi sta più a cuore», ironizza il leader leghista mentre l’incontro di Arcore sta iniziando, buttando avanti tutti i temi su cui sa che Parisi la pensa in modo molto diverso da lui, dall’Europa all’immigrazione: «Chiarisca come la pensa su questo e poi ne parliamo». Ma avverte: «La corsa al centro non porta da nessuna parte ». Ancor più drastici Fratelli d’Italia, con Fabio Rampelli che addirittura prova «orrore » per il pranzo di Arcore convocato per rilanciare il centrodestra.