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ARTURO PARISI. «I partiti rischiano la dissoluzione La gente vota ma non sa perché»

Artuto Celletti martedì 5 novembre 2013
Professor Arturo Parisi, cresce il caos nel Pd e nel Pdl: il Paese corre rischi?Il rischio che corre una barca senza nocchiero nel mare in tempesta. Ecco perché non possiamo disinteressarci della loro crisi: il ruolo riconosciuto a quelli che chiamiamo partiti è ancora troppo importante perché possa essere affare riservato dei capipartito.Che può succedere a Pd e Pdl?Che si dissolvano e si disarticolino perdendo al loro interno ogni principio d’ordine. Certo in forme diverse, ma in misura non dissimile.La maggioranza pagherà un prezzo?Il rischio è che si dissolva anch’essa prima ancora di essere riuscita a costituirsi. Guardi che cosa succede in Germania, la patria di quel "modello tedesco" al quale i dirigenti dei nostri due partiti hanno detto in passato di volersi ispirare. Guardi come l’Spd va definendo la sua grande alleanza con la Cdu. Una trattativa lunga, serrata, esigente su ognuno dei punti cruciali, con il coinvolgimento continuo ed esteso della base. E dire che la grande alleanza non era per loro una novità, e la contrapposizione tra i due partiti incomparabilmente minore di quella tra Pdl e Pd. Guardi invece da noi, che in pochi giorni abbiamo preteso di trasformare in una larga intesa quella che è ancora oggi una profonda divisione. Pensi alla legge elettorale. Si doveva decidere prima di far nascere il governo su quale legge puntare. Ripeto: prima.Ma si troverà un’intesa per cambiare il Porcellum prima del giudizio della Corte Costituzionale atteso per il 3 dicembre?Come si potrebbe mai fare in quattro settimane quello che non abbiamo fatto in due anni? No, non ci credo.Il governo terrà?Può darsi pure che duri, ma lo sapremo dopo. Ma quella che serve all’Italia è la stabilità, non la durata. La durata è la somma dei giorni passati. La stabilità è la misura dei giorni futuri, di quelli sui quali possiamo fare conto per la realizzazione dei nostri progetti.Crede a un patto Letta-Renzi per arrivare fino al 2015 e poi votare?Io so solo che Renzi scende in campo guidato dallo slogan "mai più grandi intese", e dall’impegno a fare immediatamente una legge maggioritaria che consenta di andare a nuove elezioni. Non mi sembra che Letta dica le stesse cose.Primarie Pd: sarà una sfida vera? Quella dell’8 dicembre è una sfida più vera che in passato. Grazie soprattutto alla nitidezza con la quale Cuperlo difende l’idea tradizionale di partito, e all’impeto col quale Renzi interpreta la domanda opposta, forse questa volta si capirà anche quale linea ha vinto, non solo chi ha vinto. Forse. Infatti non posso non vedere quanti e quali alleati stanno andando in soccorso a Renzi per alleggerirlo del peso della attesa vittoria.Renzi ha spinto per allargare la partecipazione delle primarie. C’è un collegamento con la storia delle tessere? E come fermare la deriva?Il collegamento sta paradossalmente nell’assenza di collegamento tra i congressi di questi giorni e le primarie di dicembre. Una volta deciso che questi non debbano dire nulla sui principali nodi che abbiamo di fronte, ma solo misurare il peso dei singoli capi locali a partire dal numero di tessere, la corsa a chi fa più tessere era inevitabile. Chi potrebbe tuttavia mai chiamare congresso una fila di gente che vota senza neppure discutere su cosa? Si sa chi si vota, ma non si sa perché. La verità è che la malattia che ha portato alla morte i vecchi partiti è la stessa che ha impedito la nascita dei nuovi: l’assenza al loro interno del confronto e delle scelte politiche. Il Pdl potrà superare Berlusconi con le primarie come chiede Alfano?Questo è l’augurio che ripeto da tempo. Ma un ricambio di leadership presuppone due condizioni: che il vecchio leader non ci sia più, e se ne intraveda una nuova. Ma al momento non vedo né l’una né l’altra.