Attualità

FESTA DELLA REPUBBLICA. E la parata diventa «vetrina» di storia

Danilo Paolini venerdì 3 giugno 2011
Non è uno sfoggio di muscoli, esercizio che a noi non è mai riuscito granché bene. E nemmeno la solfa, forse un po’ retorica però veritiera, sulle italiche virtù. È l’Italia che mette in vetrina la sua Storia e per un giorno la regala al mondo. È un giorno speciale, in cui il sessantacinquesimo compleanno della Repubblica va a incastrarsi nel grande mosaico delle celebrazioni per il centocinquantesimo dell’Unità nazionale.Ottanta delegazioni e oltre trenta capi di stato stranieri hanno accettato l’invito alla festa, così sembra quasi che il Palazzo di vetro dell’Onu si sia trasferito in seduta straordinaria a Roma, nella cornice mozzafiato dei Fori Imperiali per la consueta parata militare del 2 giugno. Consueta, ma anch’essa del tutto particolare. Storica, appunto. E in grande stile, con un pizzico d’orgoglio in più. Di patriottismo, oseremmo dire, riconsegnando al sole caldo della Capitale un sentimento per troppo tempo lasciato alla polvere dei musei. Perché si sente, che oggi siamo idealmente tutti qui (o quasi, ma l’eccezione conferma sempre la regola): aggrappati dall’alba alle transenne di piazza Venezia in attesa di veder sfilare gli Alpini e il San Marco e per ammirare le Frecce Tricolori con il naso all’insù; venuti dal Veneto, dalla Sicilia o solo da Trastevere; con la bandiera nazionale legata al collo come il mantello di Superman, con il berretto da baseball della Folgore, con la maglietta di Snoopy che sventola il Tricolore; non guerrafondai né esaltati (qualcuno ci sarà pure, ma vale quanto già detto sull’eccezione), bensì italiani che si riconoscono nei simboli unificanti della Nazione, che applaudono forte non solo i 5.200 uomini e donne in uniforme, ma anche i ragazzi del Servizio civile, i Vigili del Fuoco, i volontari della Protezione civile, la Polizia. Famiglie, per lo più. Con i bambini che non si stancano di rincorrere con gli occhi tutti quei colori.Quelli che non ci sono, fisicamente, dovrebbero esserci. A godersi la fanfara dei Bersaglieri, per esempio, che mette sempre allegria. Oppure – perché no? – a guardare da vicino la Lancia Flaminia cabriolet che il presidente della Repubblica usa nelle grandi occasioni. Per fortuna si può vedere tutto in diretta dal divano di casa, a Reggio Calabria come a Trento e a Forlì. Già, Forlì. Fu proprio la Brigata Forlì, nel 1866, sopraffatta dagli austriaci a Oliosi (Verona) a tagliare in tredici strisce la bandiera di guerra per impedire che cadesse in mano al nemico. Ciascun lembo fu conservato da un fante nella propria giubba durante la prigionia che seguì. Ne furono poi recuperati undici e oggi quel vessillo, ricucito, sfila nel suo scrigno tra gli applausi, a simboleggiare un’unità forse più sentita dal popolo che nei palazzi del potere.Già nel 1659, invece, esisteva il Reggimento delle Guardie, antenato dei Granatieri di Sardegna che adesso, come per un incanto della storia, marciano fieri nelle divise di allora. A seguire i regi Carabinieri, i marinai con i cappelli di paglia, i finanzieri di guardia alle ancora giovani frontiere, poi la Brigata Sassari in versione Grande guerra, i piloti dell’Aeronautica in caschetto di cuoio e occhialoni, le truppe dell’Esercito in tenuta coloniale...È la storia di un Paese, non (solo) un gioco per appassionati di militaria: fregi e mostrine raccontano gli anni bui, la gloria, la crudeltà della guerra, la solidarietà internazionale, le lotte sociali, le conquiste di libertà. E pazienza se, anche oggi, la terza e la quarta carica di uno Stato in festa non si degnano di uno sguardo. Pazienza se Berlusconi chiama Juan Carlos di Spagna con un leggero tocco su un gomito, contravvenendo alla regola secondo cui è vietato il contatto fisico con i monarchi: in fondo, vuole solo chiedergli notizie sulla sua salute. Pazienza, infine, se la coda della parata si trasforma quest’anno in un’esposizione per l’industria bellica nostrana, che intrattiene la folta platea di potenziali compratori internazionali con formidabili «eccellenze tecnologico-scientifiche»: missili, siluri, radar, robot, mezzi blindati.Del resto, la perfezione non è di questo mondo. Proviamo a chiudere gli occhi per qualche istante: facciamo finta che non esistano la mafia, gli evasori fiscali, le partite truccate e per carità di Patria fermiamo qui la lista. Il rombo possente di 10 Frecce a reazione ci riporta alla realtà: il cielo è dipinto di verde, bianco e rosso. In fondo 150 non sono tanti, puoi ancora crescere e diventare migliore: auguri Italia.