Usura bancaria. Archiviata inchiesta che coinvolgeva anche il ministro Savona
È stata archiviata a Trani l'inchiesta per usura bancaria nei confronti 62 persone, ex e attuali dirigenti di Unicredit, tra i quali il ministro delle Politiche europee Paolo Savona, Bnl, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Bari e Banca d'Italia. Per il gip Raffaele Morelli, che ha accolto la richiesta di archiviazione depositata nel luglio 2017 dall'ex pm tranese Michele Ruggiero (ora in servizio a Bari), la notizia di reato è «infondata».
Gli indagati, tutte figure apicali degli istituti di credito erano accusati di aver applicato tassi di interesse usurai nei confronti dei correntisti sui finanziamenti concessi tra il 2005 e il 2012, con il concorso morale degli ex vertici di Bankitalia e del Ministero dell'Economia.
Tra i 62 indagati per i quali è stata disposta l'archiviazione, ci sono l'ex capo della Vigilanza di Bankitalia, Anna Maria Tarantola (poi presidente della Rai), l'ex ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni (ex dg dell'Istituto di via Nazionale), Alessandro Profumo (ex ad di Unicredit), Luigi Abete (presidente di Bnl), Giuseppe Mussari (ex presidente di Mps), Marco Jacobini (presidente di Popolare di Bari).
Le indagini sono state chiuse nel giugno 2014 ed è allora, sulla base delle memorie difensive, che la Procura ha deciso di «svolgere ulteriori accertamenti tecnici» affidandoli proprio a due esperti funzionari della Banca d'Italia. Le contestazioni, formulate a seguito di decine di denunce di imprenditori del Nord barese, riguardavano il calcolo dei tassi effettivi globali (cosiddetti Teg), che risultavano più bassi di quelli poi effettivamente praticati (e che secondo l'originaria accusa superavano i tassi soglia), per un totale complessivo di poco meno di 100mila euro. I successivi accertamenti disposti dalla Procura hanno consentito di «escludere affetta da dolo diretto la condotta del dirigente delle Banca che abbia praticato eventualmente condizioni usurarie in adesione alle istruzioni provenienti dalla Banca d'Italia». Non sarebbe emersa, cioè, alcuna «cosciente volontà di conseguire i vantaggi usurari».