L’Europa è una grande risorsa, senza il mercato unico il reddito pro capite del continente sarebbe un quinto più basso. Ma sullo sviluppo dell’Italia pesano ancora come un macigno gli oneri del debito pubblico. «L'Italia è l'unico Paese dell'area dell'euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l'istruzione». La spinta “europeista” del governatore di Bankitalia Fabio Panetta arriva dal Meeting, all’incontro su “sostenibilità del debito e sviluppo e sviluppo economico”, introdotto dal presidente della fondazione Sussidiarietà Giorgio Vittadini.«L'abolizione delle tariffe doganali interne ha favorito la specializzazione produttiva e la realizzazione di economie di scala, stimolando l'efficienza e la concorrenza e accrescendo l'occupazione e il benessere», rimarca Panetta. Nel tempo l'integrazione europea ha portato importanti benefici ai cittadini». Ma stando allo stretto ambito italiano per la crescita che resta l'«obiettivo fondamentale per l'Italia», occorre «affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti». e «il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto».Ora gran parte del futuro della nostra economia si gioca sul successo, o meno, nell’utilizzo fondi Pnrr. Ma la condizione irrinunciabile è l’aggressione del debito. Oltre che in relazione all’istruzione, «un debito elevato rende anche «più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l'incentivo a investire» ed «espone l'economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari». E il dato sui fondi che scarseggiano per l’istruzione comporta che «l'alto debito sta gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità». Ma affrontare il nodo del debito richiede «politiche di bilancio orientate alla stabilità e al graduale conseguimento di avanzi primari adeguati», avverte Panetta. «Tuttavia, la riduzione del debito sarà ardua senza un'accelerazione dello sviluppo economico».Ma c’è anche il tema immigrazione. Per ridurre gli squilibri demografici «una risposta razionale può essere l'introduzione di misure che favoriscano l'ingresso di lavoratori stranieri regolari». Su scala europea «le proiezioni demografiche indicano che nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenterà il numero degli anziani» dice Panetta spiegando che «questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici. Per contrastare questi effetti, è essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l'occupazione di giovani e donne, in particolare nei paesi - tra cui l'Italia - dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi». Una nuova normativa sulla cittadinanza e sugli ingressi si rende quindi necessaria: «Misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari - conclude il Governatore - costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura. L'ingresso di immigrati regolari andrà gestito in maniera coordinata all'interno dell'Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l'integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro».