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Pallone e stampelle. La Nazionale di calcio amputati prepara il Mondiale / Video

Pino Ciociola sabato 13 gennaio 2018
Poverini... loro? «Per noi provano compassione, ma non sanno cosa siamo capaci di fare...», spiega Francesco Messori, capitano e fondatore nel 2012 insieme al Centro sportivo italiano (Csi) della "Nazionale di calcio amputati". Tosti e parecchio, stanno preparandosi per il Mondiale di ottobre in Messico. «Ci stiamo allenando e giorno dopo giorno, ora dopo ora, abbiamo un unico obiettivo: arrivarci preparati al massimo», dice Gianni Sasso, che della nazionale è attaccante, preparatore atletico e manager.

Escono dal campo grondanti sudore, alla faccia delle temperature di questo periodo. «Essendo il capitano, devo essere quello che dà l'esempio agli altri», racconta Francesco, che ha ventitré anni, senza una gamba è nato e spiega che «è un onore rappresentare l'Italia» ed «un orgoglio aver creato questa squadra». Perché «i ragazzi che giocavano al calcio, dopo l'amputazione pensavano che la loro vita fosse finita. Non è così».

Fra poco avranno un quadrangolare di preparazione e poi altre amichevoli, intanto devono recuperare un paio d'infortunati, ma il tempo c'è. Hanno il limite di non avere una gamba o un braccio? «Si supera non vergognandosi di ciò che sè, non nascondendosi, dimostrando quanto si è in grado di fare», svela Francesco. Soprattutto, però, il passo decisivo è un altro: «Non farti abbattere da chi dice che non ce la puoi fare e credere sempre in te stesso». Proprio come in campo e fuori «cerchiamo di fare io e i miei compagni della Nazionale».