Attualità

Memoria viva. L’omaggio di Palermo a don Pino Puglisi a trent'anni dalla morte

Roberto Puglisi, Palermo sabato 16 settembre 2023

Un momento della fiaccolata a Palermo in ricordo di don Puglisi

«Sull'esempio di Gesù, Don Pino Puglisi è andato fino in fondo nell'amore: ha prediletto i piccoli e gli indifesi, li ha educati alla libertà, ad amare la vita e a rispettarla. E ha dato se stesso per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue». Sono le parole con cui papa Francesco, in un tweet, ha celebrato il trentennale della morte del beato Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Brancaccio. Un anniversario caratterizzato da emozioni profonde, a Palermo e non solo. In un altro tweet il Pontefice ha aggiunto: «Don Pino Puglisi amava dire: “Se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto’”. Sia questo l’invito per ciascuno a saper superare le tante paure e resistenze personali e a collaborare insieme per edificare una società giusta e fraterna».

Sono stati giorni intensi, questi, per il capoluogo siciliano: prima la veglia, giovedì sera, poi la celebrazione ieri, venerdì, in una cattedrale stracolma. È stato questo l’omaggio di Palermo e della “sua” Brancaccio.

«I killer mafiosi uccisero don Pino Puglisi con vigliaccheria e ferocia, tendendogli un agguato mentre la sera tornava nella sua casa, sempre aperta a chi aveva bisogno – questo il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inviato all’Osservatore Romano -. Ma ciò che la mafia voleva ottenere con quel brutale assassinio – eliminare un simbolo, spegnere un motore del riscatto sociale del quartiere Brancaccio e di Palermo – non l’ha conseguito. La testimonianza di don Puglisi è divenuta ancor più di esempio, la sua opera di educatore alla libertà si è propagata, i semi da lui gettati sono cresciuti nelle coscienze di tanti cittadini, soprattutto dei giovani a cui ha dedicato il sacrificio della sua vita. Don Puglisi – ha ricordato Mattarella - è simbolo di libertà laddove tenta di imporsi l’oppressione criminale, simbolo di uguaglianza e giustizia dove l’emarginazione segna le relazioni sociali, simbolo di amicizia e solidarietà dove talvolta appare difficile contrastare la subcultura della violenza. I valori evangelici che animavano la sua azione quotidiana trovano corrispondenza nei valori civili espressi nella Costituzione repubblicana. Questo aspetto sottolinea come don Puglisi sia anche un eroe civile».

«Don Pino Puglisi è un esempio. Illuminato dalla forza della fede, ha portato avanti la sua missione senza risparmiarsi mai, fino all'estremo sacrificio». Questo il messaggio del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

La celebrazione in Cattedrale, presieduta dal cardinale Zuppi - Collaboratori

Ieri pomeriggio, Palermo ha ascoltato l’omelia del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha presieduto la celebrazione solenne in Cattedrale, con i vescovi siciliani. «È un amico attraente, umile e grande, padre Pino – ha detto il cardinale nella sua omelia -. Continua con il suo sorriso a farci vergognare di tanta nostra sufficienza, prudenza, paura e con la sua indiscussa passione evangelica ci spinge, individualmente e insieme, a metterci a servizio di Dio e del prossimo. Riviviamo anche il dolore e l’intimo senso di sdegno per la violenza brutale che lo ha ucciso. Quella violenza ha un nome che contiene tanti nomi, ma tutti di morte: mafia. Il suo assassinio lo unisce a tanti martiri che si sono contrapposti alla mafia e alle mafie, composte tutte da vigliacchi, da uomini senza onore, che sono forti perché si nascondono, untuosi e abili a corrompere e che si arricchiscono vendendo morte. Il sorriso è stato la sua risposta, per certi versi il suo perdono».

Per Zuppi, «padre Pino con il sorriso disarmato disarmava e dava cuore a chi incontrava, creava casa. Non era un prete antimafia secondo le etichette sociali e mediatiche. Peraltro, un cristiano, se è tale, è sempre contro le mafie! Era un prete, un prete buono, un cristiano, che divorava la Parola di Dio e non si è mai stancato di spezzarla per tutti e, proprio perché uomo di preghiera, combatteva per la libertà dei suoi ragazzi. Non condannava nessuno, ma cercava di salvare tutti come poteva, più che poteva. Non si è mai risparmiato. Amava farsi aiutare da tanti, chiedendo a ciascuno di fare un pezzo, il proprio, dando valore a questo. E lui era sempre il primo a fare la sua parte».

Nel suo intervento, l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha ricordato: «Il Vangelo era la sua forza, lo rendeva capace di sfidare la mafia. Il sorriso ai suoi killer è una lezione magistrale e genuina». Proprio l’arcivescovo Lorefice, giovedì sera, alla vigilia dell’omicidio, ha guidato una fiaccolata che ha rischiarato la notte di Brancaccio. «Io vi dico che Padre Pino Puglisi è presente attraverso noi – ha commentato in quell’occasione -. Palermo, con il sangue versato dai martiri della giustizia e della fede, ha avuto modo di acquisire una coscienza civile».