Palermo. Il funerale di Roberta, Lorefice: una vita rubata troppo presto
"Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Roberta. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Iana e Filippo, al fratello Dario, ai familiari, agli amici, alla città intera? Una vita distrutta e rubata troppo presto, in modo oltremodo crudele".
Sono le parole, quasi un accorato sfogo, una preghiera urlata, dell'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, pronunciate nell'omelia per i funerali della diciassettenne Roberta Siragusa, trovata cadavere in un burrone in località Monte San Calogero (Palermo) la mattina del 24 gennaio.
L'intero paese del Palermitano, Caccamo, è a lutto e si è fermato. Nella chiesa, attorno alla bara bianca con sopra decine di rose, la famiglia, i parenti, anche una rappresentanza della scuola frequentata dalla giovane. Sui balconi esposti striscioni, lenzuoli e cartelli con la scritta "Io sono Roberta". La celebrazione religiosa trasmessa in diretta streaming sui canali social del Comune di Caccamo. Si ferma anche la scuola: "Tutta la comunità scolastica si unisce al dolore della mamma, del papà, del fratello - dice la dirigente Patrizia Graziano - le lezioni del Liceo delle Scienze umane e dell'Ipsseoa sono sospese per permettere di rendere l'ultimo omaggio a Roberta".
A #Caccamo uno striscione per ricordare #Roberta #Siragusa, la ragazza di 17 anni uccisa e gettata in un burrone. Oggi i #funerali @Adnkronos pic.twitter.com/04RWxlFRyo
— Elvira Terranova (@e_terranova) February 4, 2021
L'APPELLO DELLA FAMIGLIA ALLE DONNE: DENUNCIATE, NON ABBIATE TIMORE
"Roberta era una ragazza di 17 anni piena di sogni e di passione. Sogni che non potrà più portare avanti. Ci resta un vuoto incolmabile. Oggi è la terza vittima di femminicidi del 2021. Vogliamo rivolgerci alle donne: che si trovano nella stessa situazione di Roberta: non abbiate timore, parlate. Abbiate il coraggio di affrontare la situazione".
"Ci rivolgiamo alle donne: non abbiate timore, parlate. Voi amiche, parenti, colleghe... denunciate se la vittima non è in grado di farlo. Il sentimento che si crede amore può essere una trappola grande: non siate indifferenti, non giratevi dall'altra parte". Così le parole - pronunciate a nome della famiglia al termine del funerale nella chiesa di Caccamo - di una cugina di Roberta Siragusa, la 17enne uccisa dal fidanzato. "'Io sono Roberta' - ha aggiunto ricordando quello che è diventato uno slogan che rimbalza sui lenzuoli appesi ai balconi del paese - significa combattere perché i femminicidi non si verifichino più. Non permettete mai a nessuno possa di prendere il controllo della vostra vita, dei vostri pensieri e desideri. Siate desiderose di scoprire cosa è l'amore e insegnatelo, non possiamo fallire ancora. La morte atroce di Roberta ci deve fare riflettere. Farmi domandare: che cosa posso fare per la mia amica che si trova in questa situazione? Agire, agire in tempo. Da oggi dovremo impegnarci per impedire che tutto questo ricapiti ancora. Solo così potremo dare un senso a quello che è successo. Roberta sarai sempre con noi".
"L'uomo, dice la Parola di Dio - ha aggiunto nella chiesa Santissima Annunziata di Caccamo l'arcivescovo di Palermo - ha due strade: quella della relazione e quella della violenza. E oggi vediamo come la violenza abbia distrutto la bellezza di Roberta, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo. Senza parole. In certi momenti si vorrebbe solo stare in silenzio e piangere sommessamente un dolore indicibile, inaudito. Un corpo che aveva il fuoco della vita e si apriva al fuoco dell'amore è davanti noi, sfigurato dalle fiamme della violenza. E in questo corpo bruciato ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza".
Un lungo applauso ha salutato la bara bianca che lasciava la chiesa.
La salma di Roberta è stata restituita ai familiari, dopo che mercoledì, a Messina, il professore Alessio Asmundo aveva eseguito l'autopsia disposta dal gip di Termini Imerese. L'esame autoptico non ha chiarito le cause del decesso. Sono state confermate vaste ed evidenti bruciature nella parte superiore del corpo e sono stati prelevati campioni da alcune lesioni, e dagli organi interni per effettuare gli esami istologici. Prelevati anche alcuni campioni di capelli, anche se il cranio si presentava rasato: per capire se siano stati bruciati oppure tagliati.
L'unico indagato al momento è il fidanzato, Pietro Morreale, 19 anni, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il giovane non ha confessato e si è avvalso della facoltà di non rispondere sia davanti ai pm sia col gip che ha applicato la custodia cautelare in carcere.