La mesta estate dei senatori (almeno quelli della commissione Bilancio) si è chiusa con il primo giorno di lavori sulla manovra-bis da 55 miliardi di euro. Non c’è tempo da perdere: gli emendamenti potranno essere consegnati fino a lunedì sera (il 29), alle 20. Perde pezzi, intanto, la costruzione su cui poggia la tassa di solidarietà, peraltro già la norma più contestata del decreto, quella che molti vorrebbero cancellare con un colpo di spugna. Una robusta picconata è giunta ieri dai tecnici del Servizio bilancio di Palazzo Madama. Gli esperti, citando l’articolo 3 dello Statuto del contribuente, segnalano che questo nuovo prelievo si può «applicare solo a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore»: in sostanza, l’applicazione di questa sorta di super-Irpef parrebbe in contrasto, almeno per quanto riguarda il 2011 (il primo dei tre anni previsti dal provvedimento), con lo Statuto. E non è tutto: nel dossier predisposto si pone l’accento sulla possibilità che si trovino «strategie di elusione» che potrebbero far diminuire i 3,8 miliardi di incasso atteso dal balzello; per esempio, i lavoratori sopra i 90mila euro potrebbero puntare a farsi dare dall’azienda più « fringe benefits » al fine di abbattere il reddito imponibile, mentre gli «imprenditori titolari di società» potrebbero rinunciare per 3 anni «alla distribuzione degli utili», con effetti complessivi non benefici per il sistema economico. Inoltre i tecnici criticano l’utilizzo, per le simulazioni di gettito, dei redditi 2008 quando sono già disponibili quelli del 2009: in base ai quali peraltro, vista la contrazione dei redditi che c’è stata, l’incasso simulato darebbe solo 2,4 miliardi di euro in tre anni, quindi 1,4 in meno. Perplessità simili sono avanzate pure sulle entrate garantite dalla 'Robin Hood tax', alla luce dei cali registrati in Borsa dai titoli del settore energetico. Nemmeno la soppressione di alcune Province o l’accorpamento dei Comuni sotto i mille abitanti piace al Servizio bilancio: si sottolinea che i risparmi (peraltro non indicati nella relazione tecni- ca) collegati a tali norme potrebbero ridursi, o trasformarsi persino in maggiori costi per lo Stato, a causa delle nuove strutture da creare o dei trasferimenti dei dipendenti ad altri enti. Infine, si mette in guardia dal rischio del contrabbando alimentato dai rincari sulle sigarette. «Siamo coscienti dei problemi, leggiamo tutti gli approfondimenti», ha commentato il relatore e presidente della commissione Bilancio, il pdl Antonio Azzollini, presentatosi con una vistosa barba incolta, quasi a rimarcare questa riapertura contro-voglia del Senato. In attesa di entrare nel vivo, i lavori della commissione andranno avanti con la discussione generale, mentre in contemporanea saranno ascoltati (domani mattina) gli esponenti di sindacati e imprese. Martedì della prossima settimana toccherà agli enti istituzionali (Istat, Bankitalia, Cnel e Corte dei Conti), per poi entrare nel vivo da mercoledì 31. Secondo Azzollini, saranno lavori a «ritmi serrati» e non si escludono sessioni in notturna, cercando di «non strozzare il dibattito» e puntando a chiudere per andare in aula il 5 settembre. Il dibattito sulle modifiche per ora si concentra all’esterno dell’aula della V commissione del Senato. E ancora troppo ampio appare lo spettro degli interventi. Ci sono sempre le pensioni e l’aumento dell’Iva (peraltro già deciso nella delega fiscale) in primo piano. E c’è la richiesta di una patrimoniale sui beni di lusso che arriva da più parti.