Milano. Palazzo Citterio, finalmente sarà aperto. Parola del ministro della cultura
Il sopralluogo delle autorità a Palazzo Citterio
La “maledizione” di Brera sta per concludersi? Sembrerebbe di sì, almeno dalle ultime dichiarazioni del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che giovedì mattina si è recato in visita al cantiere di Palazzo Citterio. Un sopralluogo effettuato a pochi mesi di distanza dal primo per fare il punto della situazione, al termine del quale ha annunciato che il museo - che ospiterà il polo di arte contemporanea di Brera - dovrebbe aprire alla fine del 2024.
Il condizionale è d’obbligo, malgrado le rassicurazioni del ministro e del sindaco Giuseppe Sala che lo ha accompagnato: sono trascorsi oltre 50 anni da quando l’edificio neoclassico di via Brera fu acquisito dallo Stato e, dopo la morte del direttore Franco Russoli nel 1977, è iniziato un lungo periodo di lavori continuamente interrotti, fino a quello che si pensava fosse l’ultimo cantiere, avviato 11 anni fa.
E chi scrive ricorda la conferenza stampa indetta proprio nel palazzo l’11 aprile 2018, quando fu annunciato che avrebbe aperto nel 2019. Così non è stato: i collaudi successivi non sono andati a buon fine, e la scoperta di una serie di problemi tecnici - dall’impianto di climatizzazione alla scala interna da rifare, come denunciato dal direttore James Bradburne un anno dopo - hanno portato a nuovi lavori.
Se si aggiunge lo stop di oltre un anno e mezzo dovuto alla pandemia, si è perso altro tempo prezioso; e le polemiche non sono mancate, fino alla decisione degli eredi di Gianni Mattioli di destinare al museo del Novecento i 25 capolavori del Futurismo e della Metafisica che sarebbero dovuti andare a Brera.
Una bella notizia per il Comune di Milano, meno per il progetto della Grande Brera.
Ieri lo stesso ministro si è detto «scandalizzato» sui ritardi che si sono accumulati. «Ho espresso sinceramente il mio disagio perché ho fatto fare una ricerca sulla storia di Palazzo Citterio e francamente ritengo scandaloso per tutti noi, per l’Italia, per una città come Milano, che si è sempre distinta per la sue efficienza, che un’opera cominciata nel 1972 ancora non trovi compimento.
Da quando sono diventato ministro ho preso molto a cuore quest’opera, ho portato qui oggi tutto lo staff apicale del ministero, per mettere tutti insieme, con il sindaco e gli architetti, per dire loro che dobbiamo assolutamente uscire da questa vicenda». Il sindaco, ha aggiunto Sangiuliano, «ha indicato la data iconica del 7 dicembre, per poter inaugurare il museo. È un progetto su cui punto tantissimo, non c'è un problema di risorse, sono già stanziate e se ne serviranno di ulteriori siamo pronti a metterle. In ogni caso, il 25 dicembre, giorno di Natale, sarò a Milano per un nuovo sopralluogo».
Oltre a Brera, un’altra novità riguarda il futuro museo della Resistenza: il ministro ha partecipato all’incontro sul nuovo spazio che sorgerà in piazzale Baiamonti e che dovrà aprirà le sue porte, secondo l’obiettivo che ha dato il sindaco, a fine del 2025. Ci sarà uno spazio aperto alla città a piano terra, mentre il museo vero e proprio occuperà tre piani; il quarto piano ospiterà uffici e il centro di documentazione, il quinto come spazio per mostre temporanee. I lavori sono iniziati a giugno e a ottobre partirà l’inizio degli scavi.
Il sindaco si è detto soddisfatto per Brera: «Rispetto alla prima visita adesso si vedono i lavori. La cosa positiva è che non si sta cambiando il target di apertura: si parlava allora della fine dell'anno prossimo e oggi è stato confermato». E ha poi aggiunto che è « altrettanto soddisfacente per me rilevare l’interesse e la volontà del ministro di pensare anche a una passerella che colleghi Brera con Palazzo Citterio, dal punto di vista dell’offerta ai visitatori è una cosa grande». Durante l’incontro è rispuntato infatti un vecchio progetto di una passerella per unire la pinacoteca con il palazzo passando per il giardino retrostante. «Vedremo come farla – ha detto Sangiuliano –, io la posso finanziare con i grandi progetti del ministero della Cultura. Facciamo un concorso di idee e chi avrà l’idea migliore proveremo a realizzarla».
Alla fine del sopralluogo (dove pare non siano mancate le discussioni), Bradburne ha scelto l’arma dell’ironia. «Il ministro? Ha parlato molto bene, sostiene le cose che abbiamo fatto e sono molto contento. Alla fine lui sostiene di portare avanti il progetto che abbiamo lottato per realizzare (la passerella è stata una sua idea, ndr.). Io sono il più contento, non sono arrabbiato per nulla – ha concluso –. Sarò ancora più soddisfatto quando ci sarà l’inaugurazione».