«Nei sondaggi, Alfano aveva già scavalcato Berlusconi. Ora, vere primarie, con un dibattito aperto e alcuni candidati credibili alla vittoria, potrebbero rivitalizzare un Pdl in oggettiva, forte erosione di consensi». Non ha dubbi sull’importanza della svolta politica annunciata ieri pomeriggio Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos. Il Popolo della Libertà nelle ultime rilevazioni dell’istituto demoscopico sta al 17% delle intenzioni di voto (su una platea del 60% di potenziali elettori, il 40% è indeciso o si astiene), contro il 37% delle ultime politiche, in cui era andato alle urne l’80% degli italiani.
E l’erosione dei consensi non sembrava fermarsi...«La decisione di Berlusconi può sicuramente invertire la tendenza, anche se i tempi sono stretti. Una competizione aperta per la leadership, in cui vi sia un franco confronto su proposte politiche e visioni della società non può che suscitare il gradimento degli elettori potenziali del centrodestra, che da tempo chiedevano l’avvio di un ricambio e di un rinnovamento».
Un effetto Renzi non solo nel centrosinistra, quindi?«In qualche misura, sì. Alfano prevaleva da tempo sull’ex premier perché, al di là di meriti e competenze, incarna per età e storia l’avvio di una nuova fase. Il tutto di fronte a una situazione in cui il Pdl è in crisi d’immagine per gli scandali di Lazio e Lombardia. Inoltre, il partito si trova in ombra proprio perché gli altri schieramenti hanno occupato la scena con iniziative volte alla discontinuità. L’ha fatto il Pd con il movimentato avvicinamento alle primarie; l’area di centro con il tentativo di un rassemblement cattolico; Grillo con le sue uscite...».
Che cosa serve alle primarie del Pd per segnare una vera tappa di cambiamento?«Devono portare alla ribalta le figure di spessore del Pdl che la presenza di Berlusconi finora ha tenuto sostanzialmente in seconda fila. Oltre all’attuale segretario possono esservi altri nomi forti. Se si saprà dare la percezione di una competizione aperta, dal risultato non predeterminato, ciò riavvicinerà elettori delusi e darà rinnovato slancio al partito».
Vede la possibilità che in gara entrino nomi esterni? Montezemolo, per fare un esempio...«Non so se tali figure sarebbero disposte a misurarsi con il voto. E poi non necessariamente sarebbero ben viste dalla base».
In definitiva, meglio uno scontro alla Bersani-Renzi, oppure un confronto pacato?«Il duello deve essere autentico, a viso aperto, ma non all’ultimo sangue. La rissa può pagare prima, dopo però bisogna raccogliere i cocci e fare sintesi, un’operazione non sempre facile. C’è il rischio boomerang se manca il fair play di fondo».
Che scenari verosimilmente si aprono nel fronte moderato?«Oggi c’è un flusso in uscita dal Pdl verso le altre formazioni dell’area. La svolta dell’addio di Berlusconi e la novità delle primarie possono imprimere una sterzata all’andamento elettorale del partito».
Quale margine di recupero esiste, dati i tempi stretti?«È questo, mi pare, il problema maggiore. Ci sono novanta giorni per preparare le primarie e pochi mesi per le elezioni. La rincorsa del Pd è partita molto prima».