Terni. Paglia: nessuna notifica dell’inchiesta su Narni
Associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e alla turbata libertà degli incanti per l'irregolarità della gara pubblica: sono le accuse che verrebbero contestate, a conclusione delle indagini preliminari, ai dieci indagati implicati nelle manovre illecite legate alla compravendita del castello di San Girolamo a Narni. Una vicenda che ha direttamente coinvolto la diocesi di Terni-Narni-Amelia e alcuni suoi esponenti religiosi e laici. Tra gli indagati c'è anche l'ex vescovo di Terni Vincenzo Paglia, attuale presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. «Sino a questa sera non ho ricevuto alcun avviso di conclusione delle indagini preliminari – ha dichiarato Paglia – ed è singolare vedere notificato tutto ciò alla stampa prima che al sottoscritto. Poiché le informazioni pervenute in queste ore precedono tutti gli atti garantiti, ritengo necessario tutelare fin da ora la mia immagine nelle opportune sedi sia civili che penali. Ovviamente resto a disposizione dell'autorità inquirente e confido totalmente anche nella giustizia terrena». Alla base della vicenda diverse operazioni finanziarie e immobiliari realizzate con i conti correnti della diocesi umbra, che hanno determinato nel corso degli anni un ammanco nelle sue casse di 25 milioni di euro. Le indagini sono iniziate due anni fa, a seguito dell'acquisto, avvenuto nel 2012 per un milione e 760 mila euro del castello di San Girolamo, di proprietà del Comune di Narni, da parte della società privata Iniziative Immobiliari di Luca Galletti e Paolo Zappelli, rispettivamente all'epoca presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero ed economo dell'ente Diocesi di Terni-Narni-Amelia. Gli acquirenti versarono una rata di 600 mila euro, mentre un milione e 60mila euro fu pagati dall'Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Nel luglio 2013 Galletti e Zappelli furono arrestati insieme al dirigente dell'ufficio Urbanistica del Comune di Narni Antonio Zitti. Per il pm Elisabetta Massini che ha condotto le indagini, compiute dalla Questura di Terni e dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, il castello venne comprato con i soldi della Diocesi, la cui situazione debitoria accumulata negli anni è stata poi in parte risolta grazie a un prestito dello Ior, che dovrà essere restituito in dieci anni, e a un anticipo da parte della Cei su fondi spettanti alla diocesi. In serata fonti vicine a monsignor Paglia hanno precisato che «l'indagine relativa all'asta del castello è un'iniziativa della magistratura inquirente, che in ogni caso non può essere collegata alla passata situazione debitoria della diocesi».