Stallo. Trattative per il governo, l'obbligo (sgradito) di aspettare il voto in Friuli
Tutti i tentativi del Colle di dare una sterzata allo stallo post-voto si sono scontrati con un gioco di veti e controveti, avvicinamenti e riallontanamenti.
Il nuovo messaggio che i partiti - in particolare Lega e M5s - mandano al Quirinale è quello di avere la 'pazienza' di aspettare altri 10 giorni, che si consumi cioè il voto in Friuli e si definiscano una volta e per tutti i rapporti di forza tra Berlusconi e Salvini.
Lo stesso capo dello Stato fa filtrare un certo sconcerto rispetto al balletto degli ultimi giorni. E non nasconde la fatica nel decodificare le strategie dei leader che hanno 'vinto' il 4 marzo. Se un’intesa di massima c’è, perché non palesarla e iniziare subito a lavorarci sopra? Se invece un mese di legislatura non è bastato a solidificare il rapporto centrodestra-M5s, perché chiedere altri tempo e lanciare messaggi un giorno aperturisti l’altro drammatici?
Mattarella, insomma, si fa carico delle domande del Paese. Ma come il Paese, è in qualche modo 'condannato' ad aspettare. Il nuovo paletto è il Friuli. Finalmente, superato il 29 aprile, tutti gli alibi si potranno considerare superati. E a quel punto, o la soluzione politica si paleserà con rapidità oppure il capo dello Stato avrà milleuno motivi per inchiodare i partiti alla responsabilità di dare un governo all’Italia in un complicato scenario europeo e internazionale. Mentre quindi un eventuale incarico esplorativo a Roberto Fico ha il sapore dell’atto dovuto, lo sguardo va già verso la settimana del primo maggio, che forse inclinerà il percorso verso uno sbocco.
L’ipotesi che tocchi a Mattarella sbrogliare la matassa cresce di ora in ora. Al capo dello Stato toccherà probabilmente un ruolo di supplenza sia nell’indicazione di un premier 'terzo' che tuttavia esprima lo spirito del 4 marzo sia nell’indicazione di un orizzonte contenutistico ed economico entro cui muoversi.
L’obiettivo è fare in modo che di fronte a questa proposta nessuno o quasi scelga la comoda via dell’opposizione dopo aver deliberatamente o involontariamente sabotato ogni ipotesi di esecutivo politico. Non è scontato che accada, perché dopo Lega e M5s, anche Forza Italia ha iniziato a parlare di voto anticipato nel caso di mancato accordo tra partiti.
Lo sgradito 'obbligo' di aspettare il Friuli è giustificato dall’ipotesi di un successivo, netto strappo tra Lega e Fi, con smottamento verso Salvini di diversi berlusconiani e conseguente consolidamento dell’asse tra il Carroccio e Di Maio. L’analisi del dopo-voto consentirà di verificare in fretta questa possibilità o di passare oltre. Quantomeno, negli scenari che si addensano attorno al primo maggio, il Colle potrà tornare a contare su un Pd sinora immobilizzato e silente.
I tre scenari
1. Governo Di Maio
Lo schema centrodestra più M5s è saltato dopo il tentativo Casellati, ora il presidente della Camera Roberto Fico sarà incaricato di verificare i margini per un esecutico guidato dal candidato del M5s. Ma, stante l’indisponibilità di Salvini a staccarsi da Fi, ci sarà da verificare soprattutto i margini (ristretti) per un’intesa col Pd.
2. Governo di tutti
Se anche il tentativo di Fico per favorire un governo M5s dovesse andare a vuoto tutte le ipotesi di accordo politico per dar vita a un nuovo governo sarebbero esaurite. Toccherebbe allora a Mattarella indicare un nome, che individui alcune urgenze condivise e chieda il sostegno a tutti i partiti in Parlamento.
3. Governo tecnico-politico
Alla luce della avversità di M5s e Lega per un governo "tecnico" il capo dello Stato potrebbe limitarsi a indicare il solo premier, individuando una personalità non sgradita ai due partiti "vincitori", i quali potrebbero indicare in tutto o in parte i nomi dei ministri e dei vice dell’esecutivo.