Napoli. Don Peppino, don Angelo & gli altri: grazie a voi, preti delle periferie
Foto Siciliani
Don Giuseppe si dà da fare al Pallonetto, don Angelo a Forcella, don Antonio alla Sanità. Alle Salicelle c’è don Ciro, a San Pietro a Patierno don Franco, a Crispano, Comune sciolto per infiltrazioni camorristiche, don Adriano. Ringraziamo Dio per questi preti e le loro comunità che portano una sciabolata di luce dove il buio incombe. La gente vuole bene ai suoi preti. Anche chi continua a delinquere, anche quando le loro parole bruciano più della brace sulla pelle. Sanno bene che per il bene dei loro figli si farebbero ammazzare. In segreto li apprezzano, a modo loro li “proteggono”. Se solo accettassero qualche piccolo servizio impazzirebbero dalla gioia… prima di perdere per sempre la stima che hanno nei loro confronti.
Non è facile spiegare il rapporto di odio – amore – rispetto – sospetto che i camorristi hanno con i parroci dei quartieri dove “comandano”. Don Giuseppe giovedì ha chiuso la chiesa ed è andato a celebrare la Messa nei vicoli. La foto che lo ritrae conil Santissimo tra le mani nell'antico borgo di pescatori è suggestiva. Sembra che stia sussurrando al Dio nascosto: « Solo tu, Signore, puoi aiutarci. Fallo, per amore di questo popolo che hai voluto affidarmi».
Non solo preghiera, non solo Messa, non solo processione e litanie. Don Peppino ha voluto, ancora una volta, richiamare l’attenzione sul vero dramma della sua parrocchia, tanto simile al mio e a quello di decine di confratelli. Ha ricordato a chi cigoverna che la mancanza di lavoro e di alternative non lascia intravedere un futuro migliore. Che la repressione non basta per migliorare il territorio. «Dio solo sa quanto io desideri la conversione di chi ha scelto la strada dell’illegalità», dice il sacerdote pensando soprattutto ai ragazzi che fino a pochi anni fa frequentavano la parrocchia, prima che la sirena della mano nera li
ammaliasse. Prima che la rasegnazione li costringesse a dire: «Questa è la nostra strada. Don Peppino, lasciaci stare, tu non puoicapire». E da quella volta hanno preso a voltare la faccia dall’altra parte quando lo vedono passare. Salvo poi mandarlo a chiamare quando vengono ingoiati dal carcere. A questi preti delle periferie, geografiche ed esistenziali, vogliamo dire grazie. Invitarli a non demordere e assicurare loro la preghiera di tutta la Chiesa.