Padova. Suora non vaccinata, la Diocesi ricorda la responsabilità personale
«Monaca no vax "denunciata"al vescovo dal fratello medico»: con un titolo così, sul «Gazzettino» di ieri, non poteva passare inosservata la storia di suor Angela Brugnaro, superiora del monastero Hanastasis di Montegalda, provincia di Vicenza ma diocesi di Padova. Il fratello Primo, medico in pensione e oggi volontario all’Ospedale di Padova, aveva ammonito la sorella dicendole che se non si fosse immunizzata avrebbe riferito la cosa al vescovo. L’ha fatto scrivendo una lettera alla Diocesi e inviandola anche al giornale locale. «È vero – ha replicato la religiosa –, non sono vaccinata ma penso che lo farò. Ho voluto aspettare perché in estate non c’è grande pericolo, ma se il morbo ricomincia a fare tante vittime allora vado». Sulla necessità di vaccinarsi non si è fatta attendere la voce della Diocesi: «Il vescovo stesso in prima persona – scrive don Daniele Longato, responsabile delle Comunicazioni sociali – (ma anche altri rappresentanti della Diocesi), in varie occasioni, si è espresso per questa scelta responsabile nei confronti di se stessi e degli altri e la Diocesi ha periodicamente informato parroci e realtà religiose afferenti alla Diocesi della necessità di attenersi scrupolosamente alle indicazioni date dal governo di rispettare norme relative a comportamenti da assumere». In questa situazione «molto complessa e delicata» ognuno «è chiamato a un sussulto di responsabilità, anche per evitare che il conflitto prevalga sul buonsenso e sulla ricerca di un percorso che ci porti serenamente tutti fuori dalla pandemia». Per quanto riguarda il vaccino il portavoce del vescovo ricorda che da parte della Chiesa «il richiamo può essere esclusivamente alla responsabilità personale di ciascuno» e che la Diocesi da parte sua esorta «a comportamenti responsabili e al rispetto delle normative vigenti». A preoccupare la Diocesi è «la carica di conflittualità che sta assumendo il confronto tra le diverse posizioni in merito al vaccino e ad altre disposizioni e ci auguriamo che si possa trovare una strada di tutela della salute che sia rispettosa dei diritti personali e collettivi senza derive estreme e violente».