Padova. Sermig, giovani in piazza per la pace. «L'odio non ci fermerà»
Il bene esiste e opera in mezzo a noi. Le storie buone pure, e aspettano solo qualcuno che le racconti. E i giovani che concretamente sono operatori di pace eccoli, ci sono e tanti. Il Sermig li conosce bene, almeno dal 1964 quando un Arsenale, a Torino, si tramutava da luogo di guerra a fucina di pace. E li ha convocati oggi a Padova, al quinto Appuntamento mondiale dei giovani della pace.
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Una grande festa in cui al mattino alcuni adulti autorevoli dialogheranno con i giovani in dieci diversi luoghi della città (i "Punti di pace"); ma al pomeriggio, dalle 14.30, i protagonisti assoluti saranno loro, i giovani, in Prato della Valle. Giovani con storie importanti da raccontare, con vite messe in gioco per costruire, non per distruggere. Storie di speranza che si tramuta in fatti, presentate da Francesca Fialdini di "Uno Mattina". Testimonianze sotto il titolo: "L’odio non ci fermerà. Ripartiamo dalla pace". Ci saranno Giorgia Benusiglio, giovane milanese strappata alla morte a 17 anni dopo aver assunto mezza pasticca di ecstasy e da allora impegnata a sensibilizzare i coetanei sul pericolo delle droghe; Abdullhai Ahmed, giovane somalo con la sua storia di integrazione a Settimo Milanese; Sammy Basso, giovane veneto che ha fatto diventare la sua rarissima malattia, la progeria (invecchiamento precoce), un’occasione di speranza; e infine Rosaria ed Emanuele Schifani, madre e figlio, lei moglie di Vito, agente della scorta di Falcone ucciso a Capaci 25 anni fa, lui giovane finanziere, cresciuto senza coltivare sentimenti di vendetta.
Ed Ernesto Olivero? Ascolterà, come tutti. E alla fine presenterà la nuova edizione della "Carta dei Giovani", patto tra generazioni, consegnata la prima volta nel 2000 a Giovanni Paolo II: «Sarà una carta di impegni concreti – spiega – perché i giovani sono pronti a fare la propria parte. Cercano adulti credibili, pronti ad ammettere gli errori del passato e disponibili a scrivere insieme una nuova pagina della storia. Perché il mondo può cambiare, ma solo se ognuno è pronto a mettersi in gioco».
In piazza, ad ascoltare, pregare e cantare, saranno giovani torinesi, ma anche e soprattutto provenienti da parrocchie e scuole di tutta Italia. Molti saranno veneti, anche perché i veneti, con i loro gruppi parrocchiali e scout, sono tra i più assidui ai campi organizzati a Torino all’Arsenale, dove il lavoro manuale si alterna alla preghiera (per chi crede) e ai laboratori. Ma sono già arrivati in Italia i giovani dei gruppi Sermig di Giordania e Brasile.
Oggi pomeriggio sarà solo il momento finale dell’Appuntamento. Già ieri sera una marcia silenziosa dalla chiesa dei Cappuccini di san Leopoldo Mandic ha raggiunto la Basilica di Sant’Antonio per una veglia di preghiera. E stamattina ci saranno i dieci "Punti pace" dove personalità italiane e internazionale dialogheranno con i giovani. Presente anche Marco Tarquinio, direttore di "Avvenire". Con lui, l’economista Stefano Zamagni, la ballerina Simona Atzori, l’ex ministro pakistano Paul Bhatti, il monaco cistercense Cesare Falletti, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, il frate domenicano Claudio Monge, i detenuti del Carcere di Padova, la "zia" fiorentina Caterina Bellandi (tassista per amore) e Giorgia Benusiglio.
Questo di Padova è il quinto appuntamento. Tutto comincia nel 2002 a Torino. Seguono Asti 2004, Torino (con replica all’Aquila) 2010 e Napoli 2014, con 40 mila giovani in piazza Plebiscito il 4 ottobre. Ma forse tutto davvero comincia ancora prima. Quando dom Helder Camara, nel 1986, chiede a Olivero di «trovare nuovi impegni per i giovani». O nel 1997, quando è madre Teresa di Calcutta a dire all’amico Ernesto: «Penso che dobbiamo andare alla ricerca dei bambini e dei giovani per riportarli a casa». Oggi la loro casa sarà a Prato della Valle.