Attualità

L'iniziativa. "Pace in movimento", il sito-archivio sulla storia del pacifismo italiano

Luca Liverani giovedì 12 dicembre 2024

La homepage del sito

Un portale per raccontare la storia del movimento pacifista italiano. Da ieri è online "Pace in movimento", il sito dedicato a Tom Benetollo, per anni presidente dell'Arci e figura centrale del pacifismo, scomparso venti anni fa. Il progetto è promosso da Arci, Un Ponte per e Sbilanciamoci! e ha l’obiettivo «di preservare e trasmettere alle nuove generazioni la memoria di una lotta collettiva per la pace e la giustizia». Il progetto è realizzato grazie al supporto dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

Un portale che è innanzitutto un archivio, diviso in sezioni temporali, per decenni: gli anni ‘80 contro gli Euromissili e per un’Europa unita: i ‘90 dei conflitti in Medio Oriente ed ex-Yugoslavia; i 2000 con l'innesto nel movimento altermondista globale: infine gli anni ‘10, l'età dell’incertezza. C'è una sezione sulle radici, una sull'oggi, una dedicata alle storie di testimoni, una a Benetollo. Pace in Movimento invita chiunque possieda materiali legati alla storia del pacifismo a contribuire, per rendere il portale un archivio vivo e in continua evoluzione. Un ampliamento che sarà utile ad ampliare il racconto sul pacifismo italiano, che nel sito al momento è orientato soprattutto sulla sua matrice culturale laica.

Nei prossimi mesi "Pace in movimento" sarà anche una campagna di iniziative in tutta Italia «per presentare il sito, favorire il dialogo fra generazioni e la discussione su come dare forza a un movimento all’altezza delle sfide». La frase di Benetollo «arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro» che ispira l’intero progetto, è «un appello a non perdere la speranza e a continuare a immaginare e costruire un futuro di pace». A presentare il sito alla Camera, su invito dell’Intergruppo parlamentare per la pace, Raffaella Bolini vicepresidente di Arci, la scrittrice ed ex parlamentare Chiara Ingrao, Giulio Marcon di Sbilanciamoci!, Fabio Alberti presidente e fondatore di Un ponte per, invitati dall'intergruppo per la pace rappresentato dalle parlamentari Laura Boldrini (Pd), Stefania Acari (M5s), Luana Zanella (Avs).

«Viviamo in un’epoca - spiegano i promotori - in cui la guerra è tornata a essere strumento legittimo della politica, con risorse enormi destinate agli armamenti e il rischio di nuovi conflitti mondiali sempre più vicino. Eppure, la maggioranza della popolazione si oppone alla guerra, sebbene la disinformazione e il senso di impotenza rendano difficile far sentire questa voce. Pace in Movimento vuole rispondere a questa sfida: non solo un archivio, ma un portale pensato per i giovani, per rendere accessibili documenti inediti e materiali già presenti online e incoraggiare la partecipazione collettiva».

Nel sito-archivio sono già disponibili oltre mille documenti tra fotografie, video, articoli, audio e testimonianze, «per uno sguardo plurale e inclusivo sul pacifismo italiano: una storia di nonviolenza attiva, di impegno politico e sociale, e di tante piccole persone che hanno lavorato per un mondo più giusto».

Foto di gruppo dei promotori alla presentazione alla Camera - L.Liv.

Il sito nasce, spiega la vicepresidente Arci Raffaella Bolini «nell'anno più tragico e pericoloso della storia che noi abbiamo attraversato: il genocidio a Gaza, il Medio Oriente in fiamme, l'Ucraina, l'Unione Europea che dichiara l'economia di guerra volano di sviluppo, il riarmo, la guerra strumento della politica, il rischio di un conflitto globale». Documentare la storia del pacifismo italiano, aggiunge Bolini, serve a «contrastare la scelta della politica dominante di cancellare la storia per farci vivere in un eterno presente, dove tutte le crisi sembrano cadute dal cielo, senza conseguenze. È un modo per sottrarsi alla proprie responsabilità: questo disastro - conclude la vicepresidente Arci- è il frutto della pervicacia delle classi dirigenti ad andare aventi su strade sbagliate, come noi denunciamo da decenni».

Fabio Alberti, presidente di Un ponte per, segnala che il sito racconta i primissimi passi del pensiero pacifista: «La rivista pacifista The advocate for peace, pubblicata dalla American Peace Society nel 1843, riporta la risoluzione con la quale il congresso per la pace di Londra approva all'unanimità l'obiettivo dell'arbitrato come mezzo per la risoluzione delle controversie come programma politico». Idea che ha portato alla convocazione nel 1899 del Congresso dell'Aja, base per il diritto umanitario con la formazione della Corte internazionale permanente di arbitrato, prima struttura che porterà alla Società delle Nazioni e poi alle Nazioni Unite». L'altra radice antica documentata nel sito è «l'intervento introduttivo di Victor Hugo al Congresso mondiale per la pace e la libertà di parigi del 1867, cui parteciparono centinaia di delegati tra cui anche Garibaldi». In quell'intervento lo scrittore e drammaturgo francese «forse per la prima volta in un'assise pubblica lanciò l'obiettivo, che l'assemblea approvò, della costituzione di un'Europa Unita come mezzo per prevenire le guerre, in forte controtendenza con la cultura dell'epoca degli stati nazione e della guerra come legittimo strumento di conquista territoriale». Tutto questo per dire che «è proprio il movimento pacifista che ha prodotto quelle che sono tuttora le idee chiave per risolvere i conflitti: il negoziato e non la vittoria, l'abolizione delle frontiere e non il loro rafforzamento costruiscono la pace».

Anche Chiara Ingrao cita due momenti: «Il 30 dicembre 1989 la domanda di pace l'abbiamo gridata insieme, noi europei e soprattutto palestinesi e israeliani, mano nella mano, in una catena umana intorno a Gerusalemme». Per spiegare che quello che succede oggi in Israele «non è stato frutto di un odio eterno fra i due popoli: è invece il risultato di scelte politiche precise. Nessuna soluzione a quel conflitto sarà mai possibile se non si parte dal realismo di quella utopia, cioè la pari dignità di entrambi i popoli». L'altro momento è la mobilitazione delle donne nel 1981 in Gran Bretagna, a Greenham Common, stazione di euromissili, «che si accamparono intorno alla base, tagliarono le recinzioni, salirono sui silos dei missili, si stesero davanti ai cancelli, insomma praticarono la nonviolenza». Che contribuì a spingere alla firma del trattato Inf del 1987 tra Reagan e Gorbaciov sull'eliminazione dei missili nucleari balistici e da crociera in Europa. «Il pacifismo - spiega Chiara Ingrao - è pensiero alternativo a quello dominante e invenzione di pratiche per tradurlo in azione».

Per Giulio Marcon di Sbilanciamoci! quindi «il pacifismo deve diventare un coro plurale, più che mai oggi. L'anno scorso sono state 57 le guerre e almeno 167 mila le vittime. Corriamo il rischio che la guerra diventi permanente e diffusa, la terza guerra mondiale a pezzi di cui parla continuamente Papa Francesco».

Laura Boldrini ricorda che «viviamo un tempo in cui provoca fastidio ricordare che esiste il diritto internazionale, considerato spesso come ostacolo alla politica. Ma senza il diritto c'è la barbarie, la legge del più forte. Mai come oggi bisogna rivitalizzare il movimento paficista e rinsaldare il rapporto tra pacifisti e parlamentari». Come sarà nella missione in partenza oggi: «Domani all'Aja saremo 25 parlamentari dell'intergruppo per la pace: di Pd, Avs e M5s, ed è grave che ci siano solo rappresentanti dell'opposizione. Con noi anche le organizzazioni della società civili e del movimento per la pace, per portare alla Corte penale internazionale e alla Corte internazionale di giustizia il nostro ringraziamento e la nostra solidarietà. Per dire che una parte maggioritaria del nostro Paese crede nella giustizia e nel diritto internazionale, nonostante le intimidazioni al lavoro di quei magistrati, come documentato dal Guardian. L'alternativa è la legge della jungla»