Attualità

I temi/Pace. Le armi e la diplomazia: cosa c'è nei programmi dei partiti

Luca Liverani giovedì 6 giugno 2024

Ucraina e Gaza hanno rimesso la pace al centro del dibattito politico. E i programmi per le europee dei principali partiti non ignorano un tema importante quanto divisivo. Difesa comune europea, armi, corpi civili i nodi affrontati. Con esiti spesso antitetici.

FRATELLI D’ITALIA. Una pagina è sufficiente. Tre righe per chiedere «una pace giusta per l’Ucraina» e «due popoli, due stati in Medio Oriente». Tredici sulla necessità di «costruire una politica industriale comune nel settore difesa», «potenziando la base industriale» per «consolidare un’industria della difesa tecnologicamente avanzata» tesa alla «formazione di una rete di collegamento tra i centri di ricerca degli Stati per alimentare poli industriali comuni». Sì a un «Consiglio dell’UE che riunisca i ministri della Difesa».

LEGA. Ancora più stringato il programma sull’argomento: «Sostenere il diritto di autodifesa dell’Ucraina» e «perseguire tutti gli sforzi diplomatici per una soluzione condivisa» per la «fine del conflitto anziché favorire sconsiderate escalation militari». Gaza? Non pervenuta. No alla «costituzione di un “esercito europeo” la cui operatività potrebbe essere condizionata dagli squilibri e dai pesi esistenti oggi tra gli Stati membri». Sì invece «agli investimenti coordinati in tecnologie di difesa».

FORZA ITALIA. Basta una pagina per il suo sì a «una Difesa comune, per un’Europa che possa difendersi da sola», e a «un Commissario Ue per la Difesa». Sì anche al «potenziamento dell’industria della difesa». Fi è «al fianco dell’Ucraina» e «allo stesso modo al fianco di Israele». Anche «nella ricerca di una giusta pace con il popolo palestinese».

PARTITO DEMOCRATICO. In 5 pagine le sue proposte: «L’Europa ha il dovere di tessere la tela della diplomazia» per «mettere in campo l’iniziativa politica e essere parte attiva nelle soluzioni di pace». Sì all’istituzione di «Corpi civili di pace» e a «una difesa comune integrata per l’Europa». Che non significa «costruire un’economia di guerra». Piuttosto la «politica industriale comune per la difesa deve evitare una escalation incontrollata delle spese nazionali». Sì a «un rigoroso controllo democratico sulla politica di difesa, sulla produzione» di armi, nel «rispetto dei principali trattati multilaterali». Per l’Ucraina «sostegno alla resistenza» e «sforzo diplomatico e politico per una pace giusta, sicura e sostenibile». Per Gaza «cessate il fuoco, liberazione degli ostaggi, riconoscimento UE della Palestina».

MOVIMENTO 5 STELLE. Cinque pagine di pace, che sta anche nel simbolo. «Non è con la guerra che si ottiene la pace, come sancisce la nostra Costituzione all’articolo 11». E allora «basta all’invio di nuove armi in Ucraina» e «Conferenza di pace Onu». E Gaza? «Cessate il fuoco», rispetto delle risoluzioni Onu contro l’«occupazione illegale della Palestina», che va riconosciuta come Stato. Sull’export di armi «un regime più rigido»

STATI UNITI D’EUROPA. L’obiettivo è «un vero e proprio esercito europeo che superi la frammentazione delle risorse». Per l’Ucraina non si parla di pace, ma di aiuto «a vincere la guerra» con «nuovi stanziamenti e nuove forniture d’armi». Accanto alla costruzione di «una difesa comune europea», occorre parallelamente e con pari forza «costruire un’efficace e strutturata azione politica e diplomatica dell’Unione» per una maggiore azione politica, arrivando a nominare una figura di leader politico come inviato speciale dell’Unione europea per la risoluzione diplomatica dei conflitti.

AZIONE. Molto dettagliato il programma, che vuole «assicurare a Kiev i mezzi per contrastare l’aggressione russa e riconquistare il suo territorio sotto il controllo di Putin». Sì a «un’esercito unico europeo da creare entro 10 anni». Che può anche far risparmiare «almeno 26 miliardi di euro l’anno», l’intera spesa italiana per la Difesa. Standardizzare mezzi e armamenti «comporta un’efficienza dell’intero sistema».

ALLEANZA VERDI SINISTRA. Molta pace nel programma. «L’Europa è a un bivio cruciale: può seguire una strada che porta a conflitti e instabilità, come dimostrato dall’invasione russa in Ucraina e dalla crisi nella Striscia di Gaza». O quella che conduce «all’opportunità di recuperare il suo ruolo storico di costruttrice di pace, promuovendo la diplomazia, la mediazione e il disarmo». Dunque «rimuovere la guerra dalla storia sia il primo pensiero della politica». Avs dice no alla Difesa europea perché teme «un enorme finanziamento delle industrie belliche nazionali», come «sta proponendo la Commissione europea». Sì se «invece corrisponde a una razionalizzazione e a una diminuzione della spesa militare, e meno spazio a eserciti nazionali». Stop armi all’Ucraina, cessate il fuoco, negoziati. Lo stesso a Gaza., riconoscendo lo stato di Palestina. Meno armi, ma più Corpi europei di solidarietà e Servizi civili nazionali.