Attualità

STATO E ANTISTATO. P3, rischio processo per Verdini e Dell’Utri

Paolo Ferrario martedì 9 agosto 2011
Una vera e propria associazione segreta «volta a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali». Queste le conclusioni cui sono giunti, ieri, il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli, che hanno consegnato l’atto di chiusura delle indagini sulla cosiddetta P3. E adesso sono in tanti a tremare. Tra gli altri, rischiano il processo l’ex-coordinatore del Pdl, Denis Verdini, il senatore Marcello Dell’Utri (Pdl), l’imprenditore Flavio Carboni, l’ex-assessore comunale di Napoli, Arcangelo Martino e l’ex-giudice tributario Pasquale Lombardi, più altre nove persone. La loggia su cui hanno indagato i magistrati aveva ramificazioni ovunque e “interessi” in molti campi. L’indagine è partita, oltre un anno fa, dall’affare dell’eolico in Sardegna e ha riguardato anche il contenzioso tra Cir e Mondadori, nonché i retroscena in vista delle elezioni regionali in Campania.Per la procura si è dunque in presenza di «un’associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento diffamazione e violenza privata caratterizzata, inoltre, dalla segretezza degli scopi e volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali».Secondo quanto emerge dall’atto di chiusura indagine, i cinque avrebbero sviluppato «una fitta rete di conoscenze nei settori della magistratura, della politica e dell’imprenditoria, da sfruttare per i fini segreti del sodalizio e per il finanziamento di esso e dei suoi membri».Secondo la Procura, i componenti dell’associazione si sarebbero adoperati per «influenzare la decisione della Consulta nel giudizio sul cosiddetto lodo Alfano», intervenendo «ripetutamente sul vice presidente del Csm (all’epoca dei fatti Nicola Mancino), sui componenti del Csm, per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi (presidente della Corte di appello di Milano e Salerno, procuratore della repubblica di Isernia e Nocera Inferiore)».Nell’atto di chiusura indagini si citano anche gli «interventi sui magistrati della corte di Cassazione allo scopo di favorire una conclusione favorevole alla parte privata di cause pendenti sia di natura civile (Lodo Mondadori) che penale (ricorso contro la misura cautelare disposta dalla magistratura napoletana nei confronti di Nicola Casentino)». In quest’ambito è indagato l’ex presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, che secondo la procura in vista della promessa di incarichi dopo il suo pensionamento, interveniva per ottenere informazioni sulle cause pendenti.Sulle conclusioni della Procura, ecco il giudizio dei legali di Verdini, Franco Coppi e Marco Rocchi: «Stupisce ed è surreale, che l’onorevole Verdini venga ritenuto tra i promotori dell’asserita associazione segreta, quando tutti gli atti e le intercettazioni in possesso della difesa dimostrano esattamente il contrario». A rischiare il processo è anche l’ex-sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. L’accusa nei suoi confronti potrebbe essere quella di diffamazione aggravata per avere tentato di screditare la reputazione dell’attuale presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, prima di essere scelto come candidato del Pdl alle regionali. Da quanto emerge, Cosentino assieme a Carboni, Martino e Lombardi, avrebbe diffuso «a mezzo internet false notizie di contenuto diffamatorio» nei confronti di Caldoro. Proprio a seguito delle indagini, Carboni, Martino e Lombardi furono anche arrestati nel luglio del 2010.«In particolare – scrivono i magistrati – facevano pubblicare un articolo su un blog che riferiva della frequentazione di transessuali da parte dell’attuale presidente della Regione Campania». Il tutto per screditarne l’immagine e costringerlo a ritirarsi dalla corsa alla presidenza campana.La Procura chiederà il processo anche per il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. Il governatore è accusato di abuso d’ufficio, e non più di corruzione, in merito alla nomina di Ignazio Farris all’Agenzia regionale per l’ambiente.