Omofobia. Ddl Zan, ecco la mediazione di Ostellari (Lega): dialogo con il Pd
Andrea Ostellari
«La richiesta di dialogo mia e della Lega è seria, vera e sincera». Andrea Ostellari, il presidente della commissione Giustizia che ha sul banco il dossier omofobia, sembra avere una priorità sulle altre: rispedire al mittente il sospetto che viene da Pd, M5s e Leu, quello di voler inscenare un tavolo politico solo per affossare il ddl Zan. E per dimostrare che la mano è tesa davvero, mette in campo il suo lodo: il "lodo Ostellari".
Ci spieghi, presidente.
La legge, a nostro avviso, ha tre criticità. Le definizioni contenute nell’articolo 1. L’articolo 4, inerente la libertà di espressione. L’articolo 7, che istituisce la Giornata contro l’omofobia e ne prevede l’"ingresso" nelle scuole di ogni ordine e grado. Lavoriamo su questi tre punti e arriveremo a una buona legge che persegue un fine condiviso da tutti, la lotta senza distinzioni alle discriminazioni e alle violenze legate agli orientamenti sessuali.
Non è tardi?
Siamo in tempo. Se il patto è serio, politico nel senso migliore e più ampio del termine, si può garantire un iter veloce in entrambi i rami del Parlamento.
Nel fare questa proposta si sente "coperto" da Salvini e da tutta la Lega?
Salvini anche in queste ore sta spendendo parole di assoluto buon senso. «Stop» a questa idea di correre in aula a portare una bandiera, sì a un tavolo politico subito, perché soluzioni se ne possono trovare.
Nel suo partito ci sono anche delle componenti che in modo esplicito combattono perché non ci sia alcuna legge contro l’omo-transfobia: garantisce anche per loro?
La Lega con una sola voce ha sempre detto di essere contraria a "questa" legge, non ad una legge contro le discriminazioni e le violenze omofobiche. Questa è la posizione, mi sento assolutamente "coperto" dal mio leader e dal mio partito.
Torniamo al suo lodo, ai tre punti. Bisogna stralciare la definizione di identità di genere?
Non solo quella definizione è confusionaria, ma anche le altre. E poi noi saremmo disponibili anche ad allargare la platea delle discriminazioni e delle violenze da combattere senza quartiere. Si può fare una buona legge che rappresenti un segnale di unità del Paese e del Parlamento di fronte a chi coltiva e cavalca l’odio.
Proprio lei però è accusato dai suoi alleati-avversari di maggioranza di dilatare i tempi dell’esame in commissione...
Come presidente della commissione Giustizia e relatore del testo, vedo un’occasione in quanto sta accadendo. Anche la nota della Santa Sede, di cui si discute, che ho chiesto di acquisire nei lavori della commissione, mi pare possa essere un incentivo a parlarci. Io sono stato il primo a mettere in campo una proposta concreta: la riduzione delle audizioni in cambio di un tavolo politico di confronto tra le forze parlamentari. Non era una richiesta pretestuosa, così come non è pretestuoso oggi da parte mia chiedere un dialogo al Pd. Non capisco perché Letta non possa accogliere l’invito di Salvini a un faccia a faccia su questo tema.
Risolti quei tre nodi, si può raggiungere un compromesso?
Noi abbiamo un testo a prima firma Ronzulli che come noto ha un altro approccio, parte dal "fatto" e istituisce un’aggravante. Il ddl Zan ha un approccio radicalmente diverso, parte dalla legge Mancino sull’incitamento all’odio. Ma penso che i tre punti che ho indicato siano la principale criticità, e ripeto che sono tre punti risolvibili con una sintesi.
Al ddl Zan "come è" invece, in aula, continuereste ad opporvi?
Non potremmo fare altrimenti. È un testo di legge che avrebbe ricadute negative non soltanto sotto il profilo politico, ma anche riguardo a quelli sociali e comunitari. Rischia di creare grossi problemi anche sul versante educativo: l’educazione dei figli spetta ai genitori, non dimentichiamolo, specie su temi così delicati.