CITTÀ DEL VATICANO. Bagnasco: Andreotti, grande statista Ruini: capace di tenere rapporti a 360°
"Giulio Andreotti - scrive l'Osservatore romano - è stato per molti il simbolo stesso della cosiddetta prima Repubblica, quale si formò e andò sviluppandosi a partire dalla ricostruzione postbellica. Uomo eminentemente pragmatico, - prosegue il giornale vaticano in un articolo firmato da Marco Bellizzi - con una intelligenza e un'ironia riconosciute dai suoi sostenitori così come dagli avversari, Andreotti seppe attraversare con apparente leggerezza i grandi eventi della politica e della storia, le drammatiche stagioni del Paese e le sue personali vicende, le seconde spesso collegate alle prime da complesse relazioni. Di riconosciuta capacità di mediazione nei confronti di ogni tipo di interlocutore, - rileva ancora il foglio vaticano - aveva una grande considerazione per il rispetto delle istituzioni, come dimostrò quando, fatto oggetto di inchieste giudiziarie, espresse piena fiducia nella magistratura, che pure lo aveva condotto a processo con le gravi accuse di collusione con la mafia". Anche nei momenti più tristi della
parabola politica di Giulio Andreotti, quando i media
riportavano con enfasi le accuse dei pentiti contro di lui e le
requisitorie dei pm, «l'assoluta fiducia della Santa Sede nei
suoi confronti trovò palese espressione nel pubblico abbraccio
di Giovanni Paolo II durante la beatificazione di Padre Pio».
Lo afferma il cardinale Achille Silvestrini, storico ministro
degli esteri, in un'intervista.
«Andreotti - ricorda il cardinale - viveva il periodo più buio
per le vicende giudiziarie poi terminate a suo favore. E, come
lui stesso disse, trovò grande conforto in quel segno di
vicinanza e apprezzamento del Pontefice».«Io penso che sia stato un grande
uomo politico perchè fondamentalmente è stato un grande
cristiano». Così l'arcivescovo di Ferrara, mons. Luigi Negri,
ricorda la figura di Giulio Andreotti. «Tutte le volte che l'ho visto nelle diverse circostanze -
ricordo una volta durante un convegno della Compagnia delle
Opere - quando era sistematicamente attaccato nel mondo indegno
con cui in Italia si attaccano quelli che sono stati magari
messi di proposito in difficoltà, mi ha sempre colpito la sua
straordinaria dignità: una dignità umana e cristiana», dice
all'Ansa mons. Negri a margine di un
convegno della Fondazione Magna Carta.
«Come ricordo con commozione - aggiunge - quando, proprio in
una circostanza come quella, Giovanni Paolo II lo chiamò a sè
e davanti a tutti lo abbracciò, ricevendo poi da qualche
settore del cosiddetto mondo cattolico dei rimproveri».