Elezioni. Orlando: «Mai stati subalterni al M5s. Dare rappresentanza alle Sardine»
Andrea Orlando
Una cosa il vicesegretario Andrea Orlando continua a sottolineare è che il risultato delle regionali di domenica dimostra che il Pd non è e non è percepito subalterno al M5s.
Lei parla di modificare l’asse politico: vuole ribaltare i rapporti di forza?
Intendo dire semplicemente che nei primi mesi – anche come condizione per una partenza del governo – abbiamo ragionato su molti temi cari ai 5s. Ora però credo sia doveroso marcare l’accento sulle questioni premiate nel programma in Emilia e in quello di agosto. Penso alla questione ambientale, alla redistribuzione del reddito, alla lotta alle diseguaglianze, alle questioni che possono caratterizzare di più la nuova stagione. Se in una fase precedente abbiamo avuto una certa cautela, ora è il momento di segnali molto forti.
Sulla prescrizione?
Bisogna cercare un accordo dentro la maggioranza che tenga conto anche delle nostre obiezioni, rinunciando a quelle che non hanno premiato neanche il M5s.
Potreste votare sulla prescrizione con il centrodestra...
Abbiamo fatto passi avanti, e una posizione più compiuta dopo l’ultimo vertice mi pare più a portata di mano. Ma se non ci si arrivasse andremmo avanti con la nostra proposta e non con quella della destra. Non vogliamo dare patenti di garantismo a chi suona i campanelli in barba a qualunque principio di uno Stato di diritto.
Al maggioritario avete rinunciato?
No, ma comunque su questo non sono stati i 5s i più contrari. Noi avevamo proposto un sistema simile allo spagnolo, che in qualche modo conserva un elemento bipolare, ma Iv ha fatto resistenza.
Rivedrete il Reddito di cittadinanza?
Dobbiamo valutare cosa non ha funzionato per renderlo più utile, anche se andava nella direzione giusta. Penso al problema di agganciamento alle politiche attive del lavoro. Importante è come si può utilizzarlo in sacche di povertà che non sono state raggiunte e poi credo ci sia bisogno di sforzo e impegno a supporto della famiglia. La crescita della paura reclama la valorizzazione del suo ruolo.
Non si parla più dell’assegno unico.
C’è una legge in cantiere, proposta dal capogruppo Delrio, tesa a razionalizzare gli aiuti e costruire un meccanismo per la famiglia.
Ha senso parlare di un’alleanza strutturale col M5s?
Noi abbiamo posto con chiarezza un dato: ci dicano in quali Regioni che vanno al voto a breve intendono costruire progetti di governo con noi. Sarebbe un errore non fare a livello regionale quello che abbiamo fatto a livello nazionale. Anche perché il livello regionale tende ancora più alla polarizzazione. La terza via non ha spazio.
Per Bonaccini le Sardine sono state fondamentali.
Assolutamente, sono state una scossa democratica che ha cambiato il clima, ha dato energia al centrosinistra. Bisogna ringraziarle.
E poi? E poi dare loro una rappresentanza. Il Pd per loro non deve essere solo una proiezione politica. Per questo serve un percorso rifondativo che apra spazi a chi li cerca. Il risultato non ci deve nascondere i problemi: una destra fortissima, che si sposta sempre più a destra. Basta vedere che in Emilia Romagna Fi è quasi scomparsa. Dopo aver detto che non avremmo strumentalizzato le Sardine, ora chi tra loro vuole dare un contruibuto al rinnovamento del Pd deve trovare spazio.
Sarà un tema del congresso?
Sarà il tema del nostro congresso, insieme alla missione del Pd.
Lei ha parlato di cambiare la classe dirigente. Ci saranno posti per le Sardine?
Saranno loro a scegliere. Penso che in quelle piazze ci siano molti giovani e noi dobbiamo avere più giovani nel partito e soprattutto dobbiamo valorizzare il ruolo delle donne, è una questione fondamentale.
Renzi sarà una mina in questa nuova fase?
Mi auguro che ci sia meno conflittualità. È il momento di valorizzare la manovra e accelerare con la stagione riformista. Dobbiamo portare a casa tutti insieme un risultato, piuttosto che esaltare il particolare. Le elezioni ci dicono che nel campo del centrosinistra la responsabilità paga.