Disabilità. «Ore di assistenza tagliate ogni anno. E mia figlia da sola in classe»
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Cita, riadattandolo, John Donne: «Per chi suona la campanella? Mica per tutti». E poi «succede di sentirsi dire quella parola terribile...». Chiara (nome di fantasia, preferisce evitare quello vero e magari problemi dopo, ndr) ha una figlia quattordicenne, autistica, fra tre settimane entra in seconda media, vivono in un città della provincia di Roma, poco più di quarantamila abitanti. La sentenza del Consiglio di Stato (senza soldi per l’assistenza scolastica dei disabili, questa si taglia) l’ha fatta arrabbiare il giusto e per niente sorprendere: «Conosco moltissime famiglie, per non dire tutte, che da sempre hanno questo problema», spiega subito. «Ogni anno, quando a settembre si ricomincia con la scuola, non si sa mai chi avrà e quando e quante ore di assistenza. Per non parlare, poi, del sostegno».
Lo ripete: «Ogni anno sforbiciano i fondi destinati all’assistenza scolastica». Perciò combatte da anni, una battaglia finora persa: «Consideri - dice Chiara - che ogni anno ci sono tagli e praticamente in ogni Comune. Le faccio l’esempio del nostro? Ogni anno vengono dimezzate, le ore. All’inizio delle elementari, avrebbe dovute averne ventidue e mia figlia ebbe invece solo undici ore. Qualche altro anno, in seguito, anche cinque».
Se già finora è andata così, figurarsi adesso ch’è arrivata anche la “benedizione” del Consiglio di Stato... «Fra l’altro, se ti appelli all’obbligo di legge per il sostegno, più o meno puoi anche farcela a vincere. Con l’assistenza, no: il Comune risponde sempre alle famiglie “per questa non ho fondi”. E non mi risulta ci siano mai state cause vincenti sull’assistenza». Chiara insomma è chiara, oltre che rassegnata.
Come se ne esce, ogni anno? Tocca naturalmente a scuola e famiglie fare le nozze coi fichi comunali secchi. «Ci si cerca d’organizzare - racconta Chiara -, la scuola s’arrabatta, sposta e riempie buchi giornalmente, con la priorità per i ragazzi con disabilità più gravi, specie comportamentali». Così si dividono le ore gentilmente concesse e che Iddio la mandi buona.
In tutto questo, la figlia di Chiara? «Come dicevo, ci sono stati anni scolastici durante i quali ha avuto molte ore in meno». Le conseguenze? E la parola terribile? «Lei non ha idea cos’è sentirsi chiamare, dire “suo figlio è scoperto” e tu sai che in quel momento non ha nessuno, lì a scuola, che se ne sta buttato in un angolo dell’aula. Sebbene abbia bisogno d’un rapporto uno a uno nell’assistenza».
No, decisamente non può andar bene in questi modi. «Sono arrivate telefonate - continua Chiara - come “guardi, sua figlia si è bagnata”. Io rispondo “e quindi, cosa devo fare?”. La replica è “sa, non c’è nessuno“ e incalzo “ma come non c’è nessuno?”, ma poi deve esserci per legge un collaboratore scolastico che lo faccia, ma non tutte le scuole sono preparate».
Altro? «Certo. Dicevo anche questo, può accadere che un figlio rimanga sola in classe, se in quell’ora non c’è l’assistente o il docente di sostegno». Fortuna che alla figlia di Chiara quasi non succede più: «Diciamo che la scuola attuale cerca di trovare risorse». E significa che «distribuisce l’assistenza anche da bambino a bambino e cerca di coprire quanto più può le ore richieste». La coperta resta comunque, inevitabilmente corta. «La percentuale è quella: quel che arriva dal Comune è la metà di quanto serva».
Non bastasse, «c’è anche il problema della continuità» e adesso Chiara è un fiume in piena.: «Ogni anno non si sa se la figura dell’assistente sarà la stessa», anzi non so se proprio avrà l’Oepac», cioè l’“Operatore educativo per l’autonomia e la comunicazione”. «Tenta conto che ci sono stati genitori che si sono incatenati a mensa, perché, senza l’Operatore, il figlio non può andare a scuola».
Per quanto sia appunto rassegnata, questa c osa è quella che non riesce a spiegarsi in alcun modo: «Si sa che la scuola inizia il 9 settembre? Bene, com’è possibile che gli Operatori non ci siano?»
Già. Com’è possibile, Chiara? «I bandi vengono fatti tardi, le risorse, oltre che dimezzate, vengono stanziate ancora più tardi. Una cosa gravissima. Non fosse perché la scuola, come inizia per gli altri, dovrebbe iniziare anche per i nostri figli». Morale? «Non solo non so quanta assistenza avrà mia figlia, ma neanche da quando».