Chiesa e società. «Oratori, protesta e profezia»
Milano: Giuliodori, Delpini e Simeone ieri al convegno in Università Cattolica
L’oratorio che può essere profezia e promessa, ma anche protesta e contestazione contro «l’aria che tira». L’oratorio che apre le sue porte senza discriminazioni, che è gratis e dove i ragazzi sono sottratti «a una frammentazione, tipica dell’oggi, che rende la vita complessa». Ad averlo detto è l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ieri ha aperto i lavori della giornata di studi «Oratorio, una profezia che si rinnova », promossa dall’Arcidiocesi, dall’Università Cattolica – presso la cui sede milanese si è svolto il convegno – e dalla Fondazione degli oratori milanesi (Fom). Occasione, il 100° della morte del cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921, il quale, nel 1904, promulgò lo «Statuto per gli Oratorii Maschili della città di Milano».
«Molte cose sono mutate e l’esperienza del Covid ha realizzato un trauma che richiede un periodo di riabilitazione, imparando da quello che è successo », ha subito notato Delpini, che ha proseguito: «Mi pare, però, che questo trauma abbia soltanto enfatizzato un’evoluzione in corso. Come allora, gli oratori possono es- sere una profezia di fronte a fenomeni macroscopici». Fatti innegabili come la diminuzione del clero e quella giovanile per cui «non ci sono più le masse tradizionali, sia perché i ragazzi sono pochi, sia perché si disperdono in molti altri luoghi, soprattutto nelle città». Terza evidenza, per Delpini, «il complicarsi delle normative». Eppure, l’oratorio «rimane una profezia perché è qualcosa di promettente, ma anche una provocazione che reagisce al contesto in cui siamo».
Da qui l’individuazione di alcuni elementi, come «l’essere uno strumento educativo dell’intera comunità e non la proprietà privata del prete incaricato ». Altro aspetto profetico: «l’accesso di tutti a un oratorio che non è selettivo, non è un club, non impone regole discriminatorie ed è, quindi, 'Chiesa dalle genti' tradotta nel contesto giovanile, pur gestendo l’accoglienza con delle regole e non essendo uno spazio pubblico senza controllo». Ma, soprattutto, e qui è arrivato l’affondo del presule: «la gratuità oratoriana contro una società in cui si può avere tutto, basta avere i soldi per pagare». Infine, l’oratorio che propone di pregare. «Il tema della preghiera – ha osservato l’arcivescovo – è una contestazione all’aria che tira che tende a ridurre la fede a qualcosa di privato. La presenza di ragazzi di altre religioni chiede attenzioni e rispetto, certamente, ma la preghiera in oratorio c’è perché è manifestazione condivisa della propria fede».
gli oratori attivi nelle dieci diocesi della Lombardia, 937 solo nel territorio della arcidiocesi di Milano
250.000
i partecipanti alle attività degli oratori e 95mila gli educatori e i volontari, secondo i dati della Fom
Il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo, da parte sua, ha osservato: «Questa è una bella occasione che si collega alle celebrazioni del centenario della Cattolica. Il documento del 1904 rappresenta qualcosa di propedeutico che, poi, troverà il suo frutto maturo nell’Università. È un intreccio costitutivo che continua oggi in una fattiva collaborazione ». Insomma, un impegno sospeso tra conoscenza storica, azioni concrete da porre in essere nel presente, formazione delle figure educative e sguardo sul domani, che torna nelle parole di Domenico Simeone, preside della Facoltà di Scienze della Formazione, e di Simonetta Polenghi, direttrice del Dipartimento di Pedagogia, per la quale «secondo solo alla scuola, l’oratorio ha formato generazioni di italiani e anche se, negli anni, la sua capacità attrattiva si è indebolita, il valore della proposta educativa rimane intatto».
I dati della Fom lo confermano: sono 2.307 gli oratori in Lombardia, 937 nella sola diocesi di Milano per circa 250mila partecipanti e una percentuale, in alcune realtà, di stranieri vicina al 40-50% del totale. Oltre 95mila gli educatori e i volontari coinvolti.