Analisi. Pd e M5s: lo spettro di diventare strutturalmente minoritari
La segretaria del Pd Elly Schlein
È una sconfitta diversa da quella abruzzese. E soprattutto è una sconfitta che trasforma la vittoria in Sardegna di febbraio in un “incidente”, legato più al traino della candidata a governatrice (Alessandra Todde) e all’autosabotaggio del centrodestra che non a un cambio di clima sostanziale.
Pd e M5s si leccano le ferite lucane e non hanno nemmeno la voglia di scambiarsi un abbraccio di cortesia, di quelli che ci si dà a fine partita. Schlein nemmeno si sofferma sulla Basilicata nella sua diretta social sulle liste, e d’altra parte per lei la campagna elettorale è finita giovedì, mentre Marrese ancora cercava voti lei era a conclave sulle liste con il partito. Idem Conte, che vola alto, altissimo sopra la sfida lucana, limitandosi a ricordare che le alleanze non si fanno sommando aritmeticamente gli elettorati.
Ma l’aspetto più pesante, per i due principali partiti del centrosinistra, è la forte contrazione del campo che vorrebbero costruire. Perché Azione e Italia viva non solo sono andati con il candidato del centrodestra Vito Bardi, ma hanno anche fatto segnare risultati importanti, al punto da galoppare punto a punto con la Lega.
Certo, il partito di Calenda era rappresentato da una macchina da consenso come Marcello Pittella, ma evidentemente all’elettorato dell’ex ministro del governo Renzi non deve essere dispiaciuta una collocazione nel centrodestra. Idem per i renziani locali, ospitati in Orgoglio lucano.
La Basilicata, insomma, consegna a Pd e M5s lo spettro di diventare strutturalmente minoritari. E se dopo la Sardegna pareva plausibile che alle Europee la somma dei partiti delle due coalizioni potesse allinearsi, ora questa prospettiva sembra sparire. Soprattutto con la crescita di Forza Italia che va a calmierare le perdite del Carroccio.
Perciò ieri i volti degli uomini e delle donne di governo erano distesi. Non solo per la vittoria di Vito Bardi, attesa al limite dello scontato, ma per lo scenario che si è creato: le frizioni romane non danneggiano i partiti che sostengono l’esecutivo, al contrario penalizzano in modo anche più che proporzionale le forze politiche di opposizione.
Il risultato della Basilicata inciderà sulla decisione - in realtà già presa - di M5s di affrontare in solitaria le principali sfide amministrative dell’8-9 giugno, anche per massimizzare il risultato delle liste presentate per le Europee. Al contrario, il centrodestra trova conferme alla necessità di non dividersi, con Fi che tra l’altro si candida a ospitare eventuali diaspore dai centri che stazionavano nell’orbita del Pd.
Considerando che l’8-9 giugno si vota non solo per le Europee, ma anche per il Piemonte e per diversi importanti capoluoghi. Le forze di governo ormai non nascondono più di puntare a ribaltoni anche in roccaforti del centrosinistra come Bari. E sarà possibile se Pd e M5s sprofonderanno nella sindrome minoritaria manifestata in Basilicata.