La strage infinita. Operaio morto sui binari. «Brandizzo non è servita a nulla»
Ancora un operaio morto in un cantiere ferroviario e, ancora una volta, di mezzo c’è il sistema di appalti e subappalti che, anche nel recente passato, ha provocato grandi tragedie (oltre ad enormi disagi per i cittadini, come nel caso, recentissimo, dell’ormai celebre chiodo che, danneggiando una centralina, avrebbe mandato in tilt la circolazione in tutta Italia). E c’è già chi denuncia: la strage dei 5 operai della stazione di Brandizzo non ha insegnato nulla.
L’ultima vittima sui binari si chiamava Attilio Franzini, aveva 47 anni e viveva a Formia, in provincia di Latina. Era un tecnico specializzato della Salcef, impresa romana che ha in appalto da Rfi alcuni interventi di manutenzione sulle linee ferroviarie. E proprio in uno di questi cantieri, Attilio ha trovato la morte.
L’uomo non ha nemmeno avuto il tempo di accorgersi dell’arrivo del treno, quando, alle 4,30 di ieri è stato travolto da un Intercity notte che percorreva la tratta Roma-Trieste, alla stazione di San Giorgio di Piano, in provincia di Bologna. Secondo la ricostruzione delle stesse Ferrovie, al momento dell’investimento l’operaio si sarebbe spostato al di fuori dell’area interessata dalle lavorazioni e dove la circolazione era sospesa. La dinamica precisa dell’incidente è comunque al vaglio della Polfer e sono in corso verifiche anche da parte di Rete Ferroviaria Italiana. Intanto, la procura di Bologna ha aperto un fascicolo d’indagine per omicidio colposo, al momento nei confronti di ignoti. L’obiettivo è capire se qualcosa non abbia funzionato nei sistemi di sicurezza e nelle comunicazioni o se possa esserci stato qualche tipo di errore.
Per la morte di Franzini, la Fiom-Cgil ha proclamato «4 ore di sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori della Salcef group» e la Fillea-Cgil sollecita la «riapertura urgente del tavolo per ennesima strage di Stato», chiedendo di «limitare i subappalti e qualificare davvero gli operatori economici».
«La strage di Brandizzo non ha insegnato nulla», tuona il magistrato di Cassazione ed ex-direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano. «Come allora – spiega – anche questa volta è stato un operaio dipendente di una ditta appaltatrice ad essere stato travolto da un treno, in un tratto dove era in corso un cantiere ferroviario. Siamo a pochi giorni dall’introduzione della patente a punti – ricorda il magistrato – rispetto alla quale alcuni consulenti dicono che il costo della richiesta può arrivare fino a 200 euro. Cifra che, moltiplicata per le oltre 830mila imprese tenute a chiedere la patente per i cantieri, porterebbe a un totale di oltre 165 milioni di euro. Un onere a carico soprattutto delle piccole e medie imprese e a favore di consulenti o altri delegati, per fare sicurezza di carta e sulla carta. Intanto la strage quotidiana di chi esce di casa per andare al lavoro non si ferma», conclude amaramente Giordano.
Di «ennesima tragedia sul lavoro che scuote profondamente le nostre coscienze», parla il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia. Che rinnova «l’appello ad agire con urgenza per rendere i luoghi di lavoro davvero sicuri». «Si spende tanto per farci andare più veloci e troppo poco perché le persone tornino a casa vive», ricorda Stefano Tassinari, vicepresidente delle Acli con delega al Lavoro e al Terzo Settore. «Urge una procura nazionale specifica e l’istituzione di un telefono o sportello a cui segnalare in modo riservato le situazioni di rischio – aggiunge Tassinari –. Troppi incidenti mortali avvengono in contesti oppressivi dove si vincolano le persone all’omertà. Dobbiamo anche riscattare e regolarizzare quei lavoratori migranti che sono costretti da una legislazione assurda a condizioni di invisibilità, che li espongono a rischi maggiori. Per loro denunciare significa essere cacciati dal nostro Paese e l’assenza di diritti a loro carico finisce per estendersi come un virus».
Intanto, è stata dichiarata la morte cerebrale di Marco Ricci, 39 anni, l’operaio precipitato giovedì nel cantiere del Memoriale di ponte Morandi a Genova. Il vano dell’ascensore da cui è caduto, era coperto da una tavola di legno non fissata. L’asse è caduto appena l’operaio ci ha messo il piede sopra, facendolo precipitare per oltre 10 metri. Anche in questo caso, la Procura indaga sulla catena di appalti e subappalti. Il committente dei lavori è il Comune di Genova che ha affidato i lavori a una ditta appaltatrice, che a sua volta ha subappaltato i lavori ad altre ditte.
«Resta impressionante la progressione di episodi che hanno determinato la morte o il grave ferimento di un numero elevatissimo di lavoratori – si legge nella Relazione intermedia della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia del Senato –. Ciò a dimostrazione di un fenomeno che richiede risposte concrete».