60 anni. Opera San Francesco, al servizio dei poveri. E quelli italiani sono in aumento
Un pasto caldo a una mensa milanese dell'Opera San Francesco (Ansa)
«Morire per morire, io ci provo». Questa la molla che spinge tanti giovani stranieri a fuggire dalla propria terra per venire in Italia. E qui, accanto ai nostri poveri – di ogni dove e di ogni età – bussano alla porta dell’Opera San Francesco di Milano (Osf). Un’oasi nel deserto della carità che conta 60 anni da quando Fra Cecilio ebbe la sua prima, dirompente idea: quella di aprire la prima mensa di corso Concordia nell’ortaglia dei frati, anche grazie al finanziamento dell’industriale Emilio Grignani.
«La mensa è il servizio principale attorno a cui abbiamo aggiunto altre risposte a bisogni sempre più pressanti, come quello delle docce o il poliambulatorio – spiega Fra Marcello Longhi, che ha raccolto l’eredità alla guida di Osf di Padre Maurizio Annoni, scomparso due mesi fa –. Da noi sono arrivati nell’ultimo anno circa 25mila persone da 135 nazioni. C’è l’italiano che non arriva alla fine del mese, l’anziana che vive sola e tanti ragazzi extracomunitari con alle spalle storie infernali, che spesso sono solo di passaggio nel nostro Paese».
I dati contenuti nel Bilancio sociale 2018 parlano da soli: 712.268 pasti distribuiti, 57.517 ingressi alle docce, 9.132 cambi d’abito e 36.298 visite mediche.
Lo scorso anno, per la prima volta, il Paese più rappresentato è stato il Perù con il 14% degli utenti, che si sono rivolti soprattutto ai servizi del Poliambulatorio: una struttura all’avanguardia per l’assistenza agli ultimi, che eroga una media di 156 visite giornaliere e dove si alternano i medici volontari assieme a otto infermieri, un operatore socio sanitario e nove assistenti alla poltrona (qui è attivo anche uno Sportello distribuzione farmaci che nell’ultimo anno, tanto per dare un’idea, ha distribuito gratuitamente oltre 60mila confezioni di medicinali).
Ma gli italiani sono sempre tantissimi, con una percentuale del 13% di presenze: cresciuti del 3,5% passando da 3.111 nel 2017 a 3.220 nel 2018.
Opera San Francesco accoglie persone provenienti dal Sud America, dall’Africa, dall’Europa dell’Est e dall’Asia, ma anche chi vive vicino a noi. Il 71% degli assistiti è di sesso maschile e più della maggioranza (64%) è nella fascia di età che va dai 25 ai 54 anni, ma crescono i giovani (18-25 anni), che rappresentano il 17% del totale. «In città è aumentata una povertà relazionale e quando non si trovano spazi di accoglienza e di speranza si affaccia la solitudine e ci si lascia andare – continua Fra Marcello –. Grazie a 100mila “angeli” benefattori in tutta Italia e a un migliaio di volontari facciamo molto, ma quello che spaventa è non riuscire a contrastare il degrado culturale che sta prendendo piede e produce “scarti umani” e, in questo clima di disprezzo, ci si ammala ancora di più».
Oggi le due mense di corso Concordia e quella di piazzale Velasquez distribuiscono 2.330 pasti quotidiani e il servizio guardaroba garantisce 40 cambi d’abito ogni giorno.
Questi numeri importanti impongono una riflessione più ampia sulla situazione della povertà in Italia, fenomeno in forte crescita soprattutto dal 2008 e che riguarda prevalentemente le famiglie e i giovani, come emerge dallo studio della sociologa Chiara Saraceno. I nuclei che si trovano in questa situazione sono un milione e 778mila. Ma è ancora più preoccupante la povertà dei minorenni e dei giovani fino ai 34 anni, che supera quella degli adulti e comprende quasi la metà di tutti gli individui poveri. Povertà economica significa anche povertà educativa, che colpisce in gran parte i giovani di famiglie economicamente più svantaggiate, con poco capitale sociale e culturale. La povertà, infine, è sicuramente legata alla mancanza di lavoro, ma riguarda sempre più anche famiglie di lavoratori: madri sole, famiglie con tre figli e più in cui un solo genitore lavora. Un fenomeno tristemente in crescita dall’inizio della crisi.
Proprio per far fronte a bisogni sempre maggiori l’Osf necessita di donazioni alimentari, anche da parte di aziende, di farmaci e poi c’è carenza di volontari specializzati come medici e dentisti.
Con l’obiettivo di sensibilizzare le generazioni future Fra Marcello ha l’abitudine di invitare a cena piccoli gruppi di giovani perché, stando in mezzo agli ultimi, imparino ad aprire lo sguardo e il cuore. «Per il futuro abbiamo in progetto l’ampliamento del servizio guardaroba e la ristrutturazione delle docce, oltre al potenziamento degli alloggi e dei servizi sociali – annuncia –. E anche la realizzazione di uno spazio diurno dove gli ospiti possono trovare proposte di riscatto e occasioni di incontri». L’impegno continua e cresce, come la rosa del chiostro del convento piantata da Fra Cecilio.