Attualità

Il caso. L'Onu "scarica" i marò, la Nato difende l'Italia

giovedì 13 febbraio 2014
​Appena scaricata dall’Onu, l’Italia incassa dalla Nato un sostegno che vale oro e dà la carica al governo. Il ministro Bonino ieri sera telefonava a Ban Ki-moon per esprimergli tutta la preoccupazione di Roma per l’assurda accusa di «terrorismo» ai due marò, mentre nelle stesse ore riusciva a organizzare una riunione di coordinamento della Ue a 28, proprio a New York, per far sentire il pressing europeo sul Palazzo di vetro. Riunione che ha avuto l’esito sperato, visto che l’Ue ha ribadito generale sostegno e adesione all’azione italiana. Intanto a Roma in Senato tutti i gruppi hanno chiesto la sospensione dell’esame del decreto sulle missioni all’estero, finché il ministro Bonino non avrà spiegato in Aula cosa intende fare il governo nei confronti dell’Onu. La Nato da parte sua fa una scelta di campo netta: «Sono molto preoccupato sul piano personale per la situazione in cui si trovano i due marò italiani», dichiara il segretario generale alleato, Anders Fogh Rasmussen, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles. «Sono preoccupato anche per l’ipotesi che possano essere processati per reati di terrorismo», prosegue. «Ciò potrebbe avere conseguenze potenzialmente negative per la lotta internazionale contro la pirateria, una lotta che è totalmente nel nostro interesse. Chiedo una soluzione appropriata». Il premier Enrico Letta misura le parole, ma ribadisce che «c’è il massimo dell’impegno sulla questione dei marò e con il governo indiano». A riaccendere le polemiche sul versante italiano era stata, l’altroieri in tarda serata, la sortita del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Parole che erano suonate come una doccia gelata sulle speranze di Roma in un ricorso agli organismi giurisdizionali dell’Onu, come il Tribunale per il diritto del mare. «È una questione bilaterale» tra Italia e India che non coinvolge le Nazioni Unite, aveva affermato infatti il suo portavoce, Martin Nesirsky. Scatenando una bufera politica. Al Senato il presidente della Commissione Esteri, Pier Ferdinando Casini, ha chiesto di sospendere l’esame per il rifinanziamento del decreto missioni. Richiesta sottoscritta da tutti i gruppi. Dal Palazzo di vetro, in serata, trapelava una parziale correzione: fonti diplomatiche riferivano che, pur preferendo una soluzione bilaterale, Ban Ki-moon si sarebbe detto sorpreso dall’insistenza dell’India a ricorrere alle leggi antiterrorismo.Emma Bonino non si dà certo per vinta. Ieri in tarda serata il ministro egli Esteri ha parlato direttamente col segretario generale delle Nazioni Unite, per spiegargli che non si tratta affatto di una questione bilaterale. L’ambasciatore italiano all’Onu, Sebastiano Cardi, aveva già espresso a Ban «la preoccupazione del governo italiano per le ripercussioni negative» che verrebbero dall’applicazione della legge antiterrorismo indiana nei confronti di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Ma Bonino poche ore prima aveva chiamato il suo omologo Evangelos Venizelos, il ministro degli Esteri greco e vice premier socialista, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea. Obiettivo: organizzare immediatamente a New York una riunione di coordinamento Ue a 28 in relazione alla decisione indiana di sottoporre i due fucilieri italiani al “Sua Act”.Nuova Delhi, da parte sua, ha insistito sull’applicazione delle leggi indiane: «È un caso unico» perché non ci sono precedenti né in India né in Italia, ha osservato il portavoce del ministero degli Esteri, Syed Akbaruddin: «Comprendiamo che questo processo è qualcosa di cui i nostri amici italiani non sono contenti. Siamo pronti a spiegare loro la situazione, ma il diritto nazionale prevarrà nei nostri tribunali fino a quando le nostre autorità lo riterranno opportuno».Anche per il ministro della Difesa, Mario Mauro, è «impensabile» parlare di questione bilaterale: «La lotta alla pirateria è nell’interesse di tutti». Oggi Bonino dovrebbe riferire in Senato per chiarire la posizione del governo. Le Commissioni Esteri e Difesa del Senato hanno chiesto infatti «un immediato chiarimento al governo», perché il ministro degli Esteri proprio martedì, aveva «sostenuto in sede parlamentare di aver acquisito le convergenze necessarie per internazionalizzare il caso». Prima delle reazioni Onu e Nato. In vista dell’udienza del 18 febbraio, in cui la Corte Suprema di Nuova Delhi deciderà sull’incriminazione, i Radicali annunciano due giorni di sciopero della Fame. Rientra in Italia l’inviato speciale del governo Staffan De Mistura.